18.2.13

Finmeccanica: una corruzione normale

Con l’arresto e le dimissioni del presidente Giuseppe Orsi la vicenda Finmeccanica continua a tenere banco nella cronaca, ben accompagnata dallo scandalo MPS e dalle disavventure giudiziarie del “Celeste” Formigoni.
Con la sua consueta faccia tosta e la sua abituale diplomazia, Berlusconi si è scagliato contro le azioni “suicide” della magistratura che danneggerebbero le aziende italiane, argomentando che “nei paesi del terzo mondo” la corruzione è un fatto abituale, condannando i “moralismi assurdi” di chi vuole perseguire corrotti e corruttori.
Berlusconi ha parlato da imprenditore e, stando a quanto dicono i magistrati che lo accusano, anche da “intenditore”, salvo poi, come suo solito, fare retromarcia e negare quanto detto.
Che dall’Italia, dove le tangenti sono una realtà capillare, si punti il dito sulla corruzione degli altri fa parte della sfacciataggine di casa nostra, così come fa parte del provincialismo italiano e della superficialità berlusconiana chiamare “paese del terzo mondo” una potenza regionale come l’India.
Ma in attesa che qualche multinazionale indiana venga ad elargire “compensi di mediazione” a funzionari italiani, si impongono alcune riflessioni sulla natura stessa delle tangenti e dell’economia capitalista.

Il compito dello stato borghese non è quello di assicurare il benessere dei cittadini, ma di garantire le condizioni migliori per l’accumulazione del profitto. In alcuni settori – come ad esempio nelle forniture belliche – lo stato si fa esso stesso agente economico come acquirente e molto spesso anche come produttore.
Nell’etica del capitalismo non hanno importanza la coerenza e l’onestà, ma il successo economico e la ricchezza, non importa ottenuti come. “Pecunia non olet” è il motto imperante nella borghesia, motto che viene messo in pratica non solo dagli imprenditori e dai loro politici, ma anche da giornalisti ed opinionisti di ogni genere, sempre pronti ad incensare coloro che hanno fatto strada nel mondo degli affari senza porsi tante domande su come l’hanno fatta.
Nulla di strano che le aziende siano disposte a tutto per accaparrarsi un affare: si crea una lobby per favorire certi interessi economici a danno di altri, si organizzano campagne mediatiche per far schierare l’opinione pubblica pro o contro una scelta politica, si coltivano conoscenze con personaggi chiave nelle decisioni fino a garantire loro vantaggi personali. L’abitudine a “ungere le ruote” è solo la prosecuzione di questa logica portata alle estreme conseguenze.

Le inchieste giudiziarie divengono a propria volta parte dello scontro politico-economico: in Italia l’affare Finmeccanica è stato usato per criticare il presidente uscente Monti ma soprattutto la Lega Nord, principale sponsor della nomina di Orsi ai vertici dell’azienda. In India è invece guerra aperta fra il governo del Partito del Congresso – accusato di essere responsabile della corruzione – e l’opposizione dell’induista BJP e dello stalinista CPI.
L’India – paese con un’economia molto dinamica ma dove la crescita è accompagnata dalla miseria più nera – è il primo importatore mondiale di armi con 6,9 miliardi di dollari di importazioni nel 2012; ne sono previste per altri 38,25 dal 2013 al 2016. Per questo fiorente mercato sono in lizza non solo l’Italia, ma anche la Francia e la Gran Bretagna. Nell’incontro del 14 febbraio fra il presidente francese Hollande – venuto accompagnato da 5 ministri e 60 uomini d’affari – e il primo ministro indiano Manmohan Sing si è discusso anche dell’acquisto di 126 cacciabombardieri francesi Rafale per 10 miliardi di dollari; la francese Eurocopter – dopo aver appena incassato una fornitura di 40 milioni di euro per 7 elicotteri da soccorso – è in trattativa per 197 elicotteri da ricognizione per le forze armate indiane, un contratto valutato oltre un miliardo di euro. Il primo ministro inglese David Camerun visiterà l’India questa settimana anche per promuovere l’acquisto al posto dei Rafale di cacciabombardieri Eurofighter Typhoon prodotti in Inghilterra.

Mentre scriviamo, il governo indiano non ha ancora cancellato la commessa per i 12 elicotteri Augusta Westland, ma ne ha solo bloccato il pagamento. E’ ironico che mentre fra Roma e New Delhi volano scintille per il caso di due militari italiani detenuti in India, vengano firmati contratti milionari proprio su forniture belliche…
Secondo i giudici, è stata pagata una tangente di 51 milioni di euro. Una cifra colossale, ma proporzionata rispetto alla cifra totale del contratto: 750 milioni di dollari.
Intanto, fra debiti e scandali per Finmeccancia sono tempi duri: oltre alle perdite in borsa – che, come fatto in sé, non ci preoccupano – si profilano non solo cessioni di rami d’azienda, ma anche ristrutturazioni e di conseguenza esuberi: 1000 per Alenia, solo per il momento. Ancora una volta i guai delle aziende ricadono sui lavoratori.
Non per questo è nostra intenzione associarci al coro di pianto per le disgrazie di questo “fiore all’occhiello” dell’Italia: un fiore che semina armi e di conseguenza distruzione (e a quanto pare anche mazzatte) in giro per il mondo, persino in paesi dove milioni di persone sono ridotte alla fame. Come dicevamo, “pecunia non olet”…

La vicenda Finmeccanica è l’esempio del normale andamento degli affari nel mercato capitalistico: lo “spietato pagamento in contanti” di cui parlavano Marx ed Engels nel Manifesto fa da padrone su ogni altra considerazione.
Le inchieste della magistratura possono ben colpire alcuni casi, ma non possono scalfire un fenomeno che è l’inevitabile conseguenza della ricerca del profitto.
La corruzione e il mercato delle armi non possono essere eliminati dall’azione dello stato, soprattutto quando lo stato è il tutore degli interessi che promuovono mazzette e cannoni. Solo l’eliminazione di un sistema basato sullo scontro fra gli uomini anziché sulla loro collaborazione, un sistema che promuove corruzione e guerre, potrà rimuovere il malaffare e il mercato della morte.

Comunisti per l’Organizzazione di Classe

fonte: Combat-coc.org

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