28.6.12

Recensioni: Bobby Seale - Cogliere l'occasione! (Seize the time!)


Recensione: Bobby Seale - Cogliere l'occasione! (Seize the time!) Einaudi 1971


Ci sono pochi libri che rendono veramente facile la lettura, pagina dopo pagina quasi imponendo di essere letti. ‘Cogliere l’occasione‘ è un libro tra questi. Nonostante siano passati 40 anni, la sua lettura è come un pugno allo stomaco.
Il libro descrive lo sviluppo del Black Panther Party dal 1966 (anno di fondazione); Seale aggiunge anche aneddoti sulla sua infanzia e il periodo precedente alla militanza. Dalla lettura appare evidente che il libro non è stato scritto da qualcuno che guardando indietro nel passato del BPP, cerchi di giustificare le loro decisioni o i loro “peccati”. Una parte del libro è stata scritta durante il periodo di detenzione di Seale: traspare chiaro come il testo è scritto forse nel momento più impegnativo per la giovane organizzazione. E ‘innegabile tra gli scopi del libro il tentativo di far emergere le ragioni, le cause per il quali nacque il BPP, il soffermarsi alle caratteristiche di un’organizzazione che doveva essere emanazione della classe operaia e del sottoproletariato. In qualità di membri del partito, Seale e gli altri erano consapevoli di organizzarlo, lavorando e spendendosi in ogni modo perché ciò avvenisse.
La rappresentazione che Seales fa della fondazione del partito e del suo sviluppo è la rappresentazione di una politica ‘pratica’, ed è la più interessante. E ‘anche per questo che il libro è in grado di essere pertinente oggi, anche se può sembrare strano da dire riguardo un libro che si occupa della situazione dei neri negli Stati Uniti in una società di 40 anni fa. La descrizione dei problemi pratici che l’organizzazione si trova a dover affrontare, del suo sviluppo, la propaganda degli  ideali rivoluzionari, la necessità di organizzazione, sono tutti elementi senza tempo.
Seale racconta tutto nei dettagli in modo chiaro e coinciso, riuscendo sempre a raggiungere il cuore, lontano da qualsiasi complessità accademica volta solo ad astrarre le specifiche implicazioni dei temi affrontati. Al contrario Seale si rivolge al lettore allo stesso modo di come il partito poteva rivolgersi a chiunque gli chiedesse informazioni, senza nessun discrimine rispetto al grado di coscienza politica dell’interlocutore.
Interessanti gli attacchi di Seale, giustificati, a tutti gli intellettuali che erano più interessati a poter continuare ad articolare le loro pontificazioni nei circoli accademici. Un genere di persone che ancora oggi pretende di rappresentare e lavorare nell’interesse della classe.
Seale descrive anche i problemi interni all’organizzazione. Piccole cose, dettagli. Seale descrive episodi che possono essere considerati come inezie, come in un caso in cui i militanti del partito si incontrarono con delle ragazze invece di diffondere i giornali.
Seale riprende anche il problema di come numerose ‘reclute’ erano arrivate all’organizzazione attratti dall’immagine sensazionalistica che i media all’inizio davano del BPP.
Cogliere l’occasione! ‘ è un buon testo, in grado di suscitare riflessioni e dare ottimi spunti riguardo la società attuale: anche se i tempi sono diversi non è cambiata la sua natura, così come sono ancora attuali problemi, limiti, difficoltà ma anche lo spendersi in una militanza politica, il portare avanti coerentemente i propri ideali di chi oggi come in passato si pone contro il sistema, organizzando la lotta contro di esso in prospettiva del suo rovesciamento.  E’ anche un libro che può sfatare alcuni miti e facili giudizi come quelli che vedono nei militanti del BPP soltanto dei razzisti neri.

                                                                                                                         n.i.

20.6.12

Mercoledì 27 giugno iniziativa a sostegno delle lotte dei lavoratori delle cooperative



h 20. resoconto della lotta a Basiano
h 21. cena benefit per la cassa di resistenza

@Via Canevari 338 R

COMBAT- Collettivo Politico Tensione - Genova

18.6.12

Combat: Lettera aperta sulla manifestazione di Milano del 16/06 per i fatti di Basiano


Vogliamo fare alcune valutazioni in merito alla manifestazione di sabato a Milano, dopo l’aggressione poliziesca avvenuta a Basiano contro il presidio di lavoratori in sciopero.
I fatti sono a tutti noti e riteniamo inutile dilungarci sulla loro estrema gravità.
Basti dire che sono decenni che, in Italia, la polizia non interveniva con una simile proditoria ferocia contro uno sciopero di lavoratori, provocando un tal numero di feriti ed arresti.
Al punto che un po’ tutti, nel cosiddetto “movimento”, hanno pubblicamente espresso la valutazione che tale episodio possa segnare una “correzione di tiro” verso l’alto nei conflitti di lavoro.
Non ci soffermiamo più di tanto sulla “brillante assenza”, per non dire menefreghismo, da parte di quello che viene ancora considerato il “primo sindacato italiano”: la CGIL, troppo impegnata nelle sue “passeggiate romane” insieme ai “compari di merenda” CISL e UIL, dopo che il “governo amico” del professor Monti sta massacrando con nuove leggi i diritti di milioni di occupati, precari, disoccupati, pensionati. Troppo impegnati, questi “sindacati”, a far finta di cambiare una deriva di classe che loro stessi hanno contribuito e contribuiscono ad alimentare… In ossequio ai “tecnici” che stanno “salvando” solo i profitti dei padroni.
Vale invece la pena di rivolgersi direttamente alle formazioni, ai gruppi, ai collettivi, ed ai singoli compagni che avevano  in prima battuta dato la loro disponibilità formale di denuncia verso l’aggressione poliziesca e di preparazione di una manifestazione che costituisse una adeguata risposta ad essa.
Noi riteniamo che solo una piccola parte di queste realtà abbia fatto sino in fondo ciò che doveva fare.
Partiamo dalla FIOM. La segreteria milanese di questo sindacato, dopo aver espresso la sua solidarietà coi lavoratori migranti selvaggiamente aggrediti, si è ben guardata dal costruire una benchè minima solidarietà fattiva. La posizione parlamentaristica di riciclaggio dei vecchi rottami della “sinistra” assunta dal suo gruppo dirigente, che impedisce alla FIOM di aderire all’ Appello dei promotori della manifestazione, non giustifica l’atteggiamento pilatesco assunto da questo “sindacato dei lavoratori”.  Abbiamo visto qualche sparuta bandiera FIOM e, per loro iniziativa, la sola presenza delle rappresentanze di fabbrica della Jabil e della INNSE. Tutto qui? Tutto qui per un sindacato “critico” verso la sua confederazione, che indice giustamente mobilitazioni contro la manomissione dell’articolo 18, ma che non si degna più di tanto quando in ballo vi sono diritti non meno vitali come quello di sciopero?
Problemi di concorrenza con altre sigle sindacali? Non è, comunque sia, vergognoso un comportamento del genere visto che in gioco vi sono il lavoro e l’incolumità fisica dei lavoratori?
E l’USB, che pur era tra gli aderenti alla manifestazione… Tutta qui l’USB? E lo SLAI-COBAS che fine ha fatto?
Se poi si sposta lo sguardo sulle formazioni politiche che pur avevano aderito alla manifestazione, ci viene ancora una volta da dire: la Federazione milanese del PRC è condensata in quattro bandiere  messe lì tanto per dire “io c’ero” e per far riportare da “il Manifesto” le dichiarazioni del suo segretario? E gli altri?  E’ più importante il “No Debito” delle manganellate e dei lacrimogeni ad altezza d’uomo sparati sugli operai? A parte qualche rara eccezione, dove era “il popolo della sinistra”, così “sensibile” a tanti accadimenti, ma che volge lo sguardo quando la sua “classe di riferimento” viene vigliaccamente aggredita a due passi da casa? Era una bella giornata di sole e si è preferito farsi un giro al mare o in montagna?
Passando sul terreno dei centri sociali, il discorso ahimè non cambia. Concorrenza col Centro Sociale Vittoria? Cura dei propri orticelli? Dispute tra parrocchiette? Fatto è che, ancora una volta, il tema è la difesa della classe operaia in quanto tale ( i migranti delle logistiche ne sono parte integrante vero? ) e dunque la massima mobilitazione, come avviene per altre questioni, dovrebbe essere naturale per chi è contro il capitalismo. O no?
Riteniamo in sostanza che la risposta politica a questo grave attacco fatto dallo Stato contro operai in sciopero non sia stata assolutamente all’altezza.
Come non all’altezza sia stato il “clima” del corteo: fiacco ( a parte la testa dei lavoratori coinvolti nell’aggressione ), sfilacciato, senza parole d’ordine unificanti e coinvolgenti, in preda a musiche e canti di vario tipo… che davano l’aria più della Kermesse che della manifestazione di protesta, in cui affiorasse una indignazione minimamente palpabile.
Insomma, i coraggiosi e combattivi lavoratori di Basiano, e con loro tutti i compagni delle altre logistiche in lotta, i più tartassati, i più sfruttati, quelli che tengono alto il nome della lotta operaia, non meritavano secondo noi un contorno siffatto.
Ci teniamo a sottolineare, per chi ancora non l’avesse capito o faccia finta di non capire, che i settori di classe oggi investiti dalla repressione di Stato prefigurano il futuro prossimo di milioni di lavoratori, di ogni provenienza, età, condizione. Le lotte della logistica, se organizzate e dirette, possono fare da cerniera tra i vari settori della classe sottoposti a tagli, ridimensionamenti, licenziamenti.
E noi tutti, se vogliamo veramente organizzare una benchè minima resistenza all’attacco padronale e statale, se vogliamo costruire una opposizione di classe che si allarghi, si generalizzi, metta piede in ogni luogo di lavoro, dobbiamo cambiare registro.
In caso contrario, i tempi duri sono solo agli inizi.


Milano 18/06/’12           COMUNISTI PER L’ORGANIZZAZIONE DI CLASSE- COMBAT 

fonte: Combat-coc.org

13.6.12

Selvaggio attacco poliziesco a Basiano

Questa mattina, mentre gli operai della Logistica Algua di Basiano stavano presidiando i cancelli, i carabinieri hanno violentemente caricato, provocando scontri che hanno causato numerosi feriti.
Solo con l’uso dei lacrimogeni, sparati in tutte le direzioni e ad altezza d’uomo, le “forze dell’ordine”, hanno potuto sgombrare i cancelli, permettendo così l’ingresso di un pulmann di crumiri, appositamente fatto arrivare dalla cooperativa subentrante, La Bergamasca, per sostituire i lavoratori in sciopero.
Questa è la loro legge: la legge della rapina, del furto, dello sfruttamento selvaggio. Questa è l’unica legge che lo Stato democratico vuol far rispettare…
Decine e decine di lavoratori immigrati, di ogni etnia e credo, di ogni provenienza ed età, selvaggiamente pestati per permettere ad un pugno di malavitosi di imperare in questo settore facendo lauti profitti sulla pelle dei proletari.
Ma queste lotte dimostrano che reagire si può, che non tutto è perduto, che non tutti sono disposti a rassegnarsi ad un futuro di lavoro sottopagato, minacciato dai ricatti, preda di ogni sopruso.
Un futuro che non possiamo consegnare così alle generazioni che verranno.
Occorre alzare la testa, seguendo l’esempio di lotta e di determinazione di questi operai di Basiano.
Per lottare contro lo sfruttamento.
Per lottare per il superamento di ciò che lo genera, il capitalismo!

                                 COMUNISTI PER l’ORGANIZZAZIONE DI CLASSE- COMBAT NORD

7.6.12

[30 giugno - 1 luglio] 1° Torneo di Calcetto Antifascista @ Favaro (La Spezia)


1° Torneo di Calcetto Antifascista @ Favaro (La Spezia)
Partecipano:
Autonomia Spezzina
Quartiere popolare Favaro
Rossa Gioventù Roma
Anarchici Bolognesi
Garage Pisa
Giustiniani 19 Genova
Collettivo Autonomo Massa
Senegal La Spezia
Programma:
Sabato 30 Giugno
Presso il campo da calcetto del Favaro in largo deportati ebrei
ore 11: presentazione Iniziativa
ore 12; Inizio Partite
Presso il centro sociale polivalente del Favaro (via libertà)
ore 18: dibattito: Nuovi e vecchi fascismi
ore 20: cena sociale
ore 21:30 Concerto Oi!/Hc: Luddite Riot (MS), Bava (Mi), Basta (Certaldo)
Domenica 1 Luglio
presso il campo del favaro
dalle ore 12: finali torneo
ore 18: premiazione e chiusura
info: autonomiaspezzina.wordpress.com
autonomiaspezzina@bruttocarattere.org

fonte:  Autonomia Spezzina

4.6.12

Crisi e terremoti

Le scosse di terremoto che hanno investito l’Emilia stanno ovviamente canalizzando l’attenzione in questi giorni. I fattori più significativi che emergono sono almeno tre:

Il terremoto come elemento di classe, segnalato praticamente da tutti: dai giornali ufficiali alla pubblicistica di estrema sinistra. Sono gli operai in particolar modo a morire, schiacciati dentro gli stessi magazzini, stabilimenti, costretti ad andarvi per la paura di perdere il lavoro. La preghiera di alcuni operai di religione mussulmana, davanti allo stabilimento è molto più evocativa di centinaia di ricerche circa la composizione di classe dentro le piccole-medie imprese della pianura padana.
Dove si lavora in magazzini e stabilimenti spesso fatiscenti o non anti-sismici, e praticamente a ciclo continuo. Non ci soffermiamo molto su questo elemento perché pur importantissimo è quello più evidente e immediato, viviamo in una società di classe e anche le tragedie, la morte riproduce questa divisione. Il terremoto la rende ancora più lampante. Vi è un secondo elemento legato al terremoto, la sua dimensione catastrofica, la sua difficile previsione, che lo fa rispecchiare nello stesso capitalismo. Dopo il deismo si chiede allo scientismo, al tecnicismo di risolvere i problemi, è un rincorrere esperti, tecnici, ma si ha la nettissima sensazione di essere schiacciati da un meccanismo più grande di noi. Le scosse telluriche rompono le certezze, infrangono le vite, come le onde della crisi del sistema di produzione capitalista. Tutta l’energia dei super-uomini, degli unti del signore, delle avanguardie coscienti, appare come spuma di fronte alle onde di questo tzunami terrestre.
Il terremoto è inevitabilmente la rivincita della terra contro il cemento, cosi come la crisi è la rivincita della contraddizione di fronte alle certezze del capitalismo. Questi due elementi sono interconnessi tra loro, provocati dalla stessa divisione di classe, amplificati dentro il capitalismo. Vi è infine un terzo elemento, il terremoto, la crisi rompendo le certezze, hanno la possibilità di svelare nuovi rapporti sociali che si innestano dentro la vecchia società colpita. Il terremoto, dimostra la fragilità e l’abominio costruttivista e accumulativo del capitale, questa folle corsa dell’umanità che rincorre il mostro-capitale, che distrugge la natura e l’uomo stesso con i suoi ritmi, il suo processo di controllo del tempo di vita. Cosi come la stessa crisi capitalista in atto.
Immaginiamo che dentro a questo meccanismo ci saranno piccole minoranze che riusciranno a “guadagnarci”, a “speculare” ancora maggiormente, tuttavia occorre indirizzare il nostro sguardo alle possibilità che liberano simili eventi, alle connessioni che possono creare e manifestare. Come la crisi con il suo processo di de-integrazione, permette di liberare energie sovversive, di fare emergere nuovi rapporti sociali dentro il disfacimento della vecchia società incapace ormai in linea di tendenza di andare avanti, cosi il terremoto e le cosiddette “tragedie naturali” impongono all’umanità di riconquistare propri spazi, può apparire ridicolo e senza senso, ma già l’imporre l’apertura di un parco pubblico notturno (una bestemmia per l’Emilia Romagna) è un effetto della tragedia, il riscoprire una diversa comunità un diverso spazio e tempo di vita, è un altro effetto di questa dinamica. I veri processi di cambiamento non sono mai per volontà affermativa, ma nascono dall’impossibilità di fare altrettanto se si considera una dinamica sociale e umana vista non dal buco della serratura. 
L’emergere di nuovi rapporti sociali scaturisce dall’affermazione positiva di una dinamica che si sviluppa dentro lo sgretolarsi di vecchi rapporti sociali, è un processo oggettivo di sottrazione al nemico, dove sparisce l’essere “anti”, e l’essere “per” è vissuto direttamente. Dove l’azione umana non sparisce, anzi trova la sua vera dimensione dentro un processo sociale più complessivo. I processi non si muovono per onde placide, ma in terrificanti muri d’acqua che infrangono e distruggono. Cosi come vediamo la crisi, la teoria della crisi, come teoria delle catastrofi, cosi vediamo le “catastrofi naturali” come elementi propri della crosta terrestre.

Alcuni compagni della redazione di Connessioni maggio 2012

fonte: Connessioni per la lotta di classe

Solidarietà ai compagni di Viterbo

pubblichiamo il comunicato dei compagni di Viterbo in seguito ai recenti tentativi di intimidazione da parte delle forze dell' (loro) ordine. Massima solidarietà a tutti i compagni/e

L' acuirsi della crisi che il capitale vive dal 2008 esige come risposta per la ripresa dei propri profitti una "semplice" ricetta: compressione dei salari, aumento dello sfruttamento, intensificazione dei ritmi di produzione, allungamento dell'orario lavorativo,straordinari e,allo stesso tempo, precariato e cassintregrazione, che i padroni non pagano.
Per uscire dalla crisi, al Capitale occorre avere la pace sociale, e così all'uopo interviene lo Stato con le sue infami articolazioni, magistratura e sbirraglia, per colpire -meglio se preventivamente- le avanguardie di classe, i proletari piu combattivi, tutte quelle realtà che prendono coscienza di questo orrido e barbaro presente.
E' in questa ottica che si inserisce la perquisizione avvenuta a Viterbo il 01\06\2012 nei confronti di sette fra compagni\e alla ricerca di fantomatico "materiale esplodente", ovviamente nulla veniva rinvenuto.
Noi disdegnamo di nascondere le nostre intenzioni ,la sola e unica soluzione non è uscire dalla crisi economica, bensì abbattere con ogni mezzo necessario questo determinato sistema di produzione capitalistico, produttore di illibertà, miseria e fame a livello planetario.
                   
                                                                                                                                        COMBAT
                                                                                                                  

Sulle lotte in Quebec

La mobilitazione degli studenti in Quebec continua oramai da tre mesi. La protesta è iniziata dopo l'annuncio del governo riguardo l'imminente aumento delle tasse universitarie. Dal 1989 in Canada le tasse di iscrizione sono aumentate del 300 per cento. Lo sciopero generale a oltranza, organizzato da una coalizione di associazioni studentesche è iniziato il 13 febbraio e ha coinvolto più di 190.000 studenti in tutta la regione.
Il governo del Partito Liberale del Quebec, sostenuto dalle organizzazioni padronali e dalla polizia provinciale, ha fatto del suo meglio per sconfiggere ogni inziativa organizzata dal movimento di protesta. Gli studenti, le loro associazioni e i loro collettivi si sono scontrati ripetutamente con le forze dell'ordine, queste  hanno più volte sparato proiettili di gomma e compiuto arresti di massa.
Scioperi e lotte analoghe a quelle di questi mesi si erano già verificati nel 1996 e nel 2005: allora la lotta aveva rallentato il caro istruzione e difatti non è un caso che le tasse universitarie nel resto del Canada siano più del doppio di quelle  in Quebec .
La situazione economica e sociale del Canada potrebbe sembrare lontana dai regimi di austerità e dalle misure da lacrime e sangue portate avanti dai governi europei . Ma come anche in Inghilterra lo scorso anno gli studenti vedono nei tagli e nell'aumento del costo dell'istruzione solo l'inizio di un attacco più generale a tutto il mondo del lavoro. Il movimento vede nella riforma dell'istruzione un possibile tentativo del governo per ammorbidire l'opposizione in vista di riforme del lavoro e del sistema pensionistico. Dalla Grecia al Cile, le riforme dell'istruzione sono stati l'anticipo dell'assalto globale al salario, alla scuola e alle pensioni.
Il 26 marzo nella città di Quebec molti sindacati hanno aderito alla manifestazione organizzata dalle associazioni studentesche. Finora l'ultima concessione strappata al governo è stato il congelamento sugli aumenti delle tasse per un periodo di sei mesi.
La 'concessione' in realtà  dimostra semplicemente che il governo non ha nessuna intenzione di fare marcia indietro sulla riforma dell'istruzione.
'Classe', la federazione degli studenti più numerosa (rappresenta circa 100.000 studenti in 57 diverse organizzazioni), ha lanciato un appello per uno sciopero generale. Guardando ancora all'esperienza delle lotte studentesche qui da noi come anche in Spagna, Francia e Inghilterra associazioni di questo tipo non possono che costituire un freno alla rabbia sociale espressa dai movimenti cercando di incalanarla in gabbie istituzionali: la lotta si esaurisce a colpi di controriforme e controproposte da trattare coi governi di turno.
In Quebec come altrove i governanti non hanno paura di sindacati o partiti (compreso dirigenti sindacali vecchi o giovani) li hanno sempre "affrontati" per decenni e hanno sempre vinto. Quello che temono è la rabbia dei giovani che non hanno lavoro, alle prese con un futuro incerto e e perciò poco inclini a rispettare anche tutti i doveri della società.
Lo sciopero degli studenti è una fonte di politicizzazione e  di sviluppo di canali di rabbia sociale non solo contro il governo ma anche contro il sistema economico. Anche se il movimento (al solito molto eterogeneo) da solo non possiede la forza per colpire i padroni dove fa più male, ossia intaccando il loro profitto. Pensiamo che possibili "conquiste" sono possibili solo se il movimento riuscirà a dare una risposta di classe ai piani di tagli e riforme.

C/O Tensione - Genova