28.4.12

1 Maggio a Pioltello

Il primo maggio saremo a Pioltello. Di seguito il programma della giornata e il testo del volantino di Combat/Coc (Comunisti per l'organizzazione di classe)

Ore 14,00 corteo con concentramento davanti ai cancelli polo Esselunga, via Giambologna Pioltello

Ore 16,30 assemblea incontro dibattito - Parco di via Cilea angolo Mozart quartiere Satellite – Pioltello

Ore 18,30 Festa Popolare con Banchetti informativi su Storia del presidio Esselunga + No Tav + Presidio permanente Martesana No Tem + Palestina + Brigate di Solidarietà Attiva + Lavoratori del sociale Pioltello e molto altro ............ + animazione per bambini + maratona artistica con Alessio Lega + Walter Leonardi + Farenheit 451 Crew + Boggie Spiders + Il Babau e i maledetti cretini + Ciapa No… ed altri che stanno aderendo all’iniziativa..


 Per adesioni : primomaggiopioltello@gmail.com

testo del volantino:
CONTRO IL CAPITALE LOTTA DI CLASSE !

La crisi del capitalismo morde sempre di più la carne viva di milioni di lavoratori.
Essa si manifesta con forme e modalità diverse dentro le singole borghesie o blocchi imperialisti.
Ma per il proletariato la sostanza non cambia: licenziamenti, sotto o semi occupazione, precarietà, caduta del potere d'acquisto dei salari, tagli in tutti i settori del vivere civile, repressione poliziesca ad ogni minimo accenno di reazione e di coalizione di classe che esca dai limiti della passività e della concertazione.

Lo abbiamo sperimentato ancora una volta, in questi mesi, nella coraggiosa e orgogliosa lotta degli operai delle Logistiche, in primo luogo quella di Pioltello.
Qui, nonostante il boicottaggio dei partiti e delle istituzioni, nonostante le intimidazioni poliziesche, l'intervento organizzato di squadre di crumiri, la funzione sabotatrice dei sindacati confederali...ciononostante una comunità attiva ed indipendente di lavoratori ha dimostrato CHE LOTTARE SI PUO' E SI DEVE !!!
Ed infatti questa lotta, che non è per niente finita, ha calamitato non solo un'importante flusso di solidarietà militante, ma ha pure irradiato i suoi effetti in altri centri di schiavitù salariata: Piacenza, Cerro al Lambro, Padova.

Sappiamo bene che tutto ciò purtroppo non basta per rimettere in discussione i rapporti di forza tra le classi in questo paese, tale è il divario che separa un capitale vorace,dinamico, organizzato ed un proletariato che deve ancora risalire la china di un decente collegamento di lotte e di intenti.
Ma...eppur si muove! E bisogna farlo con determinazione e chiarezza politica, sapendo che ogni singolo episodio della lotta di classe può fare da volano solo se, durante il suo percorso, riesce a tradurre ogni energia in organizzazione più estesa, CHE ABBIA LA FINALITA' DI ABBATTERE IL CAPITALISMO E LE SUE STRUTTURE !

I comunisti non “piangono” sulla crisi. Non la temono. Come non si aspettano che essa possa di per sé risolvere la questione dell'organizzazione politica di classe.
Questo compito spetta ai rivoluzionari ed agli operai più coscienti, DENTRO le dinamiche dello scontro all'ultimo sangue tra capitale e lavoro.

IL PRIMO MAGGIO NASCE DA QUESTO INSANABILE CONFLITTO, E CI INDICA CHE E' SOLO NELLA SUA RISOLUZIONE COMUNISTA E RIVOLUZIONARIA LA POSSIBILITA' DI PASSARE AD UN MONDO NUOVO, AD UN'UMANITA' NUOVA !!!

I salari italiani sono al 23° posto tra i 43 Stati membri dell'OCSE, l'Organizzazione dei paesi più industrializzati, dietro a quelli della Spagna e della stessa Irlanda...Con la “riforma” delle pensioni e con quella del mercato del lavoro, si stanno battendo altri record: sull'età pensionabile effettiva e sull'arbitrio padronale nei luoghi di lavoro. Il tutto sostenuto dagli “osanna” di TUTTI i partiti parlamentari, di TUTTI i sindacati assertivi ( compresa la CGIL, che fa scioperi di facciata ), degli organi di stampa, della chiesa cattolica, per non dire ovviamente di TUTTE le Associazioni Padronali, mai sazie di profitti.

E' IL “LORO” MONDO. FATTO DI OPPRESSIONE, PRIVILEGI, DISTRUZIONE.
AD ESSO OPPONIAMO IL “NOSTRO” MONDO: QUELLO DEL LAVORO, DELLA SOLIDARIETA' DI CLASSE, DELLA LIBERAZIONE DAL BISOGNO !!!

COMBAT/COMUNISTI PER L'ORGANIZZAZIONE DI CLASSE

26.4.12

'No justice, no peace!'- I riots di Los Angeles 1992

Sono passati 20 anni dalle giornate in cui tutta la città di Los Angeles fu travolta dalla rivolta  esplosa a seguito del pestaggio, avvenuto un anno prima, da parte di poliziotti bianchi di Rodney King, tassista nero. Il 29 aprile del 1992 arrivò infatti la sentenza del tribunale che assolveva i quattro poliziotti autori del pestaggio.
Sono tante le date da commemorare che il calendario giornalistico e i professionisti della politica organizzano puntualmente ad ogni scadenza istituzionale. Sono sempre pronti a celebrare ricorrenze, quando queste poi si possono prestare a divenire strumento delle loro lotte politiche allora il gioco è fatto.
Ma quando nella storia recente si sviluppano episodi ed eventi che poco edificano le nostre società ma che anzi ne mettono a nudo tutte le contraddizioni, le ingiustizie profonde (non quelle del diritto violato), ecco allora tutto quel coro di benpensanti e cultori di ricorrenze tacere e scomparire: da questi fatti non c'è da ricavarne nulla, meglio lasciarli dove stanno, meno se ne parla meglio è.
La mattina del 29 aprile del 1992, a Los Angeles iniziano i riots più violenti verificatisi da 50 anni a questa parte in Occidente. Fin dall'inizio la rivolta ha avuto come protagonista assoluta la comunità nera, una generazione intera di ragazzi che immedesimò se stessa come vittima di quel pestaggio e che scatenò la sua rabbia e il suo odio in primo luogo contro i simboli di quel potere che legiferava in base al colore della pelle, poi contro chi lo difendeva.
Nei primi sei giorni della rivolta si contarono: 2.382 feriti, 8.000 arresti, 51 morti e oltre 700 negozi dati alle fiamme. Vennero bruciati più di 5500 edifici. Nelle strade si sparava contro i poliziotti e i media, 17 edifici governativi vennero dati alle fiamme mentre il 'Los Angeles Times' venne attaccato e saccheggiato. Lo Stato democratico più forte del mondo per porre fine a quanto stava accadendo a Los Angeles inviò l'esercito (furono mobilitati ben 3500 soldati della Guardia Nazionale) nel terrore che i riots potessero estendersi ad altre città. Nonostante ciò, disordini scoppiarono ugualmente in una dozzina di città. A San Francisco, vennero saccheggiati più di un centinaio di negozi e attaccate le zone ricche; le finestre di uno dei più grandi hotel di lusso furono distrutte da ragazzi che cantavano: "the rich must die" (fonte: Libcom.org).
Fu una rivolta che fece parlare per anni centinaia di sociologi ed esperti che si affanavano nel cercare di spiegare i motivi e le cause di quella rivolta. Rivolta disegnata dai media come "senza controllo" e portata avanti da una violenza "cieca e gratuita", ma che in realtà vedeva i crimini contro le persone (stupri e sparatorie) quasi azzerati e allo stesso tempo per la prima volta riunite tutte le diverse etnie in una violenza collettiva di massa (ibidem).
Alla più grande rivolta corrispose anche il più grande arresto di massa nella storia degli States: 11.000 arresti (5.000 neri, 5.500 ispanici e 600 bianchi).
Per noi le cause dei riots di L.A. sono nelle fondamenta di questo  sistema di cui il razzismo è uno dei prodotti più infami. Da quell'anno le cose non sono tanto cambiate. Questo lo sa bene la popolazione di New Orleans (per la maggiorparte nera) che è stata la vittima principale della devastazione causata dall'uragano Katrina nel 2005, a causa delle infrastrutture fatiscenti e del disinteresse delle amministrazioni locali.
Oggi sul piano razziale i neri negli USA hanno certamente acquisito l'uguaglianza formale con i bianchi (vedi Obama), ma nella realtà i neri ospiti delle galere sono ancora percentualmente molto più numerosi rispetto ai bianchi.
Poiché i neri costituiscono il 12,7% della popolazione statunitense, ma sono il 43,6% dei carcerati, in ogni momento, il 18,6% dei maschi neri è sotto sorveglianza giudiziaria. Se si considerano solo i maschi neri adulti, questo porta il totale al 27,5%: in ogni momento più di un maschio nero adulto su 4 è sotto sorveglianza giudiziaria. Il che vuol dire che nel corso della sua vita un maschio nero ha più della metà di probabilità di finire in galera. (Marco D'Eramo, 'Stati Uniti a stelle e sbarre')
Razzismo, individualismo, patriottismo e nazionalismo sono quello che ci propina ancora oggi l'ideologia dominante di questo sistema.
La lezione che ci arriva da  Los Angeles '92 ci indica che la strada era ed è una sola: organizzazione degli sfruttati, e chiari obbiettivi sul "dove" andare e "come" arrivarci, contro il vero avversario da abbattere e contro il quale lottare, il capitale.
                                                                                       
C/O Tensione - Combat Genova

25.4.12

Internazionalismo nelle lettere dei condannati a morte della Resistenza europea

La Resistenza europea attendeva che fosse pubblicata la sua testimonianza morale, il suo alto testamento ai vivi. Oggi, dopo le "Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana", Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli hanno curato una raccolta di "Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea" presso l'editore Einaudi. Sono circa trecento lettere di "resistenti" di quasi tutti i paesi europei che stanno a dimostrare l'ampiezza del fenomeno storico della Resistenza ed il suo carattere universale.
Non si può leggere questa raccolta senza commuoversi, senza rivivere quel grande travaglio umano che accompagnò le vicende politico-militari della seconda guerra mondiale imperialista. E non si può chiudere il libro senza aver appreso una grande lezione. Sì, perché queste lettere prima di tutto sono un alezione di vita, di quella vita integrale che appartiene all'uomo nuovo, di quella vita che da tempo attende di entrare nella storia a guidare l'umanità nel suo cammino, di quella vita che va lentamente e dolorosamente sorgendo e che incita noi a lottare per essa. Scritte a volte con il sangue sui muri delle celle della morte o sulla carta vistata e censurata dai boia, nel buio della notte o all'alba dell'ultimo giorno, recapitate a volte per solidarietà di qualche passante che le aveva raccolte sulla strada ove era passato un triste furgone, queste lettere, vergate in lingue diverse ma con un unico sentimento, sono un documento che serve più alla storia dell'emancipazione dell'umanità che alla storia della Resistenza.
Poiché solo inserendo il valore morale di questi scritti nella lotta millenaria della società divisa in classi si può comprendere l'intimo significato della Resistenza, cioè il suo valore umano.Porre questa premessa è doveroso quando ci si accinge a considerare i pensieri, le volontà, i desideri, i sentimenti manifestati da centinaia di uomini prima di morire. Altrimenti il discorso diverrebbe immediatamente politico, cioè punterebbe subito sul significato politico della Resistenza come un prodotto determinato da particolari condizioni dell'imperialismo. Questa discussione è sempre aperta e troverà una soluzione quando il proletariato tirerà un bilancio della esperienza storica. Oggi, invece, abbiamo di fronte un'esperienza più immediata e più drammatica, un'esperienza che non ha zone circoscritte e limitate: la morte di milioni di resistenti, di combattenti di una dura battaglia. E sulla morte non si può tacere. Su questa morte neppure si può dare un giudizio sommario dicendo che, siccome la seconda guerra mondiale fu una guerra imperialista, tutte le sue vittime sono vittime dell'imperialismo. O dire che i morti della Resistenza morirono lottando contro il fascismo e quindi sono vittime del fascismo.
Lo abbiamo già detto: la morte dei militanti della Resistenza ha un significato morale che trascende ogni politica contingente dell'imperialismo, ha un significato storico che supera ogni fase particolare dell'imperialismo e che investe l'imperialismo in tutto il suo complesso come massima alienazione dell'uomo, della vita dell'uomo. La mano del boia fascista era una mano dell'imperialismo di cui il fascismo non era che una espressione. Chi reggeva la mano al boia era tutta la società imperialista, questa società che ancora regge ai boia di Grecia, di Spagna, degli Stati Uniti, del Sud America, di Berlino-Est, dell'Asia, del Kenia, del Nord Africa, di tutte quelle parti del mondo in cui le masse popolari continuano la Resistenza, lottano per la loro emancipazione e per la loro libertà.
Avremmo voluto vederle, in questa raccolta, le lettere dei condannati a morte della Resistenza che continua; poiché continua il fascismo nei suoi metodi, anche se ha cambiato nome. Ci avrebbero detto cose nuove, ci avrebbero portato una nuova esperienza del martirologio umano, ma sarebbero state ispirate alla stessa morale alla quale si ispirano quelle che leggiamo oggi. Questo lo diciamo non per fare un appunto metodologico ai curatori della raccolta (anzi la loro opera di ricerca è meritevole, come ben curate sono le note cronistoriche ed integrative che aiutano la conoscenza di certi aspetti nazionali della Resistenza nei vai paesi), ma per far risaltare il carattere unitario di un fenomeno storico moderno.
In sostanza si tratta del fondamentale problema della interpretazione storica della Resistenza. Forse frequentemente questa interpretazione non la troveremo nelle lettere dei condannati a morte, e ci ricorderemo della frase di Marx per cui gli uomini non hanno coscienza di quello che sono nella realtà. Ma, appunto, vi troveremo sempre questa loro realtà anche se le parole formalmente non la rappresentano, anche se non conterranno dei termini che non sono realtà. Vi troveremo la condizione dell'uomo imprigionato dalla società classista e la realtà della sua lotta per liberarsi e la realtà obiettiva della nuova morale che questa lotta significa la realtà della coscienza che l'uomo va conquistando in sè e nella sua lotta. Vi troveremo, insomma, la realtà della rivoluzione proletaria ed internazionalista.
"Mi hanno messo in catene ma il mio cuore è libero come è libero di sperare di credere in un avvenire radioso di sole. Là, se domani muoio slegatemi i piedi" lascia scritto sui muri della cella di rigore 23 nelle carceri di Fresnes un'anonima donna francese. Non vi è in queste frasi, che hanno il sapore di poesia, il simbolo della coscienza che intravvede il mondo nuovo e si sente legata a quello vecchio? Sì, donna martire ti slegheranno i piedi quel giorno radioso di sole perché allora nessuno dovrà più legare ed essere legato!
"Volevo che tutta l'umanità fosse felice: guardate l'avvenire in faccia, radioso, sicuro: voi sarete felici, e io sarò l'artefice della vostra felicità. Muoio giovane, molto giovane; vi è qualcosa che non muore, è il mio sogno!... Presto il duro inverno, presto anche la bella estate: io riderò della morte perché non morirò, non mi uccideranno, mi faranno vivere eternamente: il mio nome risuonerà dopo la morte non come un rintocco funebre ma come un volo di speranza" tre ore prima di essere fucilato scrive lo studente Félinen Joly di anni 21.
E' ancora poesia, sogno che è realtà in divenire, volo di speranza che è coscienza dei limiti della morte. "La vita sarà bella. Noi partiamo cantando. Coraggio." Sono cinque giovani liceali di Parigi in una lettera collettiva: 90 anni fra tutti. "Ho vissuto soltanto vent'anni. Poco, ma tuttavia ho vissuto e credo di aver fatto qualcosa per la società umana" dice il comunista cecoslovacco Bohus Strnadel. Se si scorrono tutte queste lettere di morte si trova un fatto grandioso, spiegabile solo con una morale superiore, una morale nuova che ha sovvertito i principi dell'egoismo, dell'individualismo borghese: la morte stessa acquista un nuovo significato, diventa vita ed è il riflesso della dialettica naturale e dell'intima realtà che si manifesta in chi col suo gesto ha rotto i ponti col passato ed ha creato il futuro.
Meriterebbe d'esssere trascritta tutta la lettera che il comunista tedesco Hermann Dauz scrive alla sua donna, tanto è una pagina di amore nuovo, di uomo nuovo. "Quando i pampini accanto alla finestra del carcere cominciano a colorarsi, prima delicatamente, in maniera appena percettibile, poi sempre più intensamente, sino a risplendere di un rosso acceso, per poi sbiadire e cadere, mi sembrano un simbolo della mia situazione...Sono morte le foglie dinnanzi alla mia finestra, l'ultima è caduta, e anche l'ora mia estrema è giunta... Le foglie debbono cadere, e decomponendosi diventano concime. E così anche noi moriamo per un avvenire più bello, altro non siamo che (è una parola dura) il concime della civiltà. Senza il nostro morire non c'è vita nuova, non c'è avvenire... E' una bella sensazione, ragazza mia, l'aver portato il proprio, piccolo contributo a questa evoluzione. La morte è un fenomeno naturale, ogni creatura deve morire. Ma chi sacrifica la propria vita per la sua causa, con la sua stessa morte compie un'azione... E così per finire, ridirò le tue parole "Oltre lo spazio e il tempo" addio, mia piccola Eva".
Amore, natura, coscienza diventano la stessa cosa, s'intrecciano, si fondono unitariamente nel cammino doloros dell'uomo nuovo, diventano l'umanesimo integrale della concezione rivoluzionaria tesa al futuro. E' l'ideale di un mondo nuovo, la visione di un avvenire di vita che accompagna serenamente questi uomini alla morte. E non potrebbe essere altrimenti perché solo tale ideale rende capaci di morire.
Alla mamma dice Dimitra Tsantson, una giovane pettinatrice greca militante dell'organizzazione giovanile dell'ELAS: "Con la mia morte diventano figlie tutte le figlie di Grecia,e tu diventi mamma del mondo intero, di tutti i popoli che combattono per la libertà, la giustizia e l'umanità. Sono orgogliosa, mai avrei aspettato simile onore, di morire, io, una povera ragazza del popolo, per ideali così belli e alti". Pervade questa poema collettivo una concezione nuova dei rapporti uomini, della famiglia, dei figli, della vita. Basterebbe raccogliere i consigli che vengono rivolti ai propri genitori, alle proprie mogli, ai fratelli, agli amici per avere una morale così grande di fronte all'immoralità della nostra società.
"Io cadrò coraggiosamente, mio piccolo Minobe caro, per la tua felicità e quella di tutti i bambini e di tutte le mamme. Conservami un angolo piccolo piccolo nel cuore. Un angolo piccolo piccolo, ma tutto per me" lascia detto il polacco Joseph Epstein al suo bambino.
"Credimi: chi vive solo per sé, chi solo per sé ama la felicità, non vive bene nemmeno felice. L'uomo ha bisogno di qualcosa che sia superiore alla cornice del proprio io, dico di più, che sia sopra la suo stesso io."Noi" è di più che non "io". Quando ti accorgi di aver fatto un torto a qualcuno, non ti vergognare di fare di tutto per porvi rimedio. Vedi, ecco cosa ne viene: essere sempre pronti ad imparare, a riconoscere i propri errori e, ciò che è ancor più importante,a combatterli" insegna Rudolf Fischer, membro del Partito Comunista austriaco, alla figlia Erika.
Jaroslav Dolàk lascia la moglie rordandole dei versi: "Sii felice nella tua vita e calma nei tuoi sogni, dimentica tutto, fanciulla mia, perché il cielo non esiste e l'inferno non esiste e sulla terra non ci incontreremo più. Non posso trovare parole migliori di quelle del poeta".
L'operaio ungherese Imre Békés-Glass alla moglie:" Scusami se non sono un uomo che piange al limite della sua vita, ma coraggioso e pronto a morire".
E il tornitore diciottenne Roger Rouxel alla fidanzata: "Ti chiedo di dimenticare questo incubo e ti auguro di essere felice, perché lo meriti. Scegli un uomo buono, onesto e che saprà renderti felice. Conserva il mio ricordo sin tanto che lo vorrai, ma bisogna che ti dica una cosa: nessuno vive con i morti".
Ed il socialista tedesco Alfred Schmidt-Sas: "Ho in me una grande, una grande leggerezza. Ogni gravame è caduto! E mai ho avuto più puro, immacolato, intimo, l'amore tuo e degli altri. Sono inspiegabilmente felice. Ricordami così." Un insieme di sentimenti collaudati di fronte alla rinuncia estrema e che ci offrono il consolante spettacolo di una grande serenità di fronte alla morte.
Il giornalista Missak Manouchian, capo di un gruppo FTP, dice alla moglie: "Al momento di morire proclamo che non porto alcun odio verso il popolo tedesco...Avrei ben voluto avere un bambino da te, come tu sempre volevi. Ti prego dunque senz'altro di sposarti, dopo la guerra, e di avere un bambino per adempiere alla mia volontà". "Sono stato per te un buon amico e compagno, volevo essere per te un buon marito... Cercati un altro Franka" scrive con lo stesso sentimento un calderaio di Praga, Frantisek Stibr. Non si finirebbe più di citare di fronte a queste pagine di un libro ove in ogni pagina vi è almeno una frase che illustra ogni particolare della vita, della lotta, della morte, ove ogni frase è un rigo di testamento comune, un verso di una "Antologia di Spoon River" di questa vecchia Europa.
Ma un aspetto importantissimo va segnalato, un aspetto che ci conferma il reale moto che la Resistenza aveva iniziato ed una meta verso cui tendeva, deviati dalle mene e dalla spartizione brigantesca dei due blocchi imperialisti: la solidarietà internazionalista, il sentimento internazionalista, la fede nell'internazionalismo. "Amate la madrepatria, ma ricordate che la patria vera è il mondo e, ovunque vi sono vostri simili, quelli sono vostri fratelli" ci lascia detto il comunista italiano Pietro Benedetti. "A guerra terminata, vi esprimo il mio ultimo desiderio: dovete prendere un orfano tedesco al mio posto" chiede ai genitori lo studente danese di teologia Christian Ubri Hansen, ed è il miglior omaggio a quella grande e silenziosa Resistenza del popolo tedesco al nazismo che dal 1933 costò 32 mila fucilati, 500 mila internati che non fecero ritorno, 195 mila ebrei uccisi.
Un omaggio che noi associamo all'impegno di raccogliere questa valida testimonianza, di iscriverla sulla bandiera rivoluzionaria che affosserà l'imperialismo, di averla presente quando finalmente il desiderio espresso nel diario della berlinese Kaete "vi pregherei di cantare 'Cantami una canzone che debbo paritire' " sarà un canto al viaggio della vita; quando finalmente la semplice aspirazione della ventiduenne Cato Bontjes: "non sono una creatura politica, una cosa voglio essere, una creatura umana" sarà una semplice realtà.

                            A.Cervetto, da "L'Impulso"(notiziario anarchico), 15 agosto 1954

14.4.12

Spagna 100 giorni di destra al governo = sciopero generale - reportage a cura di Autonomia Spezzina

Prima risposta del “pueblo” al nuovo governo del “Partido Popular (PP)” , recentemente eletto a governare una Spagna colpita duramente dalla crisi economica . Il 29 Marzo 2012 la gente é scesa in piazza per dire no ad una riforma delle leggi sul lavoro dichiarata anticostituzionale , riforma che in alcuni dei sui punti permette alle imprese di poter licenziare con piú facilitá e con meno costi per le proprie imprese , un esempio pratico se prima si pagavano i mesi come 30 giorni di indennizzazione su un anno lavorato ora se ne pagano 20 ! Altro punto forte di questa legge é che non si pagera l’indennizzazione a partire di un anno e un mese lavorato … esempio se tu hai lavorato solo 9 mesi in una impresa e te ne vai o ti cacciano se non arrivi a fare 13 mesi non ti pagano l’indennizzazione , totale che i grandi impresari faranno tutti cosi , questo si traduce in una grave precarietá e perdita di specializzazione sopra qualsiasi campo di lavoro .
Inoltre in questa riforma arriva una nuova alzata de l’IVA dal 16%, 3 anni fa che il “Partido Socialista” (PSOE) nel 2010 gia del 18%! Pero in questo 2012 passa ad essere del 20% cambiato dallo stesso PP che arrivato al governo ha fatto come prima cosa … quello che rimane da dire é che lo stesso PP é stato tutta la campagna elettorale dicendo che per nessun motivo avrebbe alzato l’IVA come punto cardine della sua propaganda …. quando si dice l’onesta !
In più si contano i vari scandali economici intorno al PP e alcuni anche da parte del PSOE, tipo regioni spremute di soldi fino in fondo come la “Comunidad Valenciana” da vari anni nelle mani del PP dove sono stati costruiti con soldi statali costruzioni Monumentali nelle quali sono stati spesi milioni di euro per capricci di un famoso architetto che era amico di qualcuno …. presupposti da 200000 euro che finivano costando 2 milioni e più … senza contare il mantenimento elettronico e di luci .
Nella stessa regione s’é construito il circuito di Formula Uno , ed un Areoporto che é stato inaugurato senza aerei più di un anno fa’ ed ancora adesso non é operativo perché nessuna compagnia di aerei vuole fare scalo li !!! Il politico promotore lo ha autodichiarato “l’areoporto della gente dove tutti possono venire a visitarlo e farsi una passeggiata sulle piste” … giudicate voi … una spesa inutile …. e di questi esempi ce ne sono in tutta spagna , qui sono due anni che é schioppata la bolla immobiliare un giro strano tra finanziamenti delle banche alle imprese di costruzioni di case e grandi opere …. c’era gente 4 anni fa che non aveva nessun titolo scolastico e magari guadagnavano 4000 o 5000 euro per fare il capomurattore …. una cosa un po strana che é durata molto tempo fino alla sua esplosione … gia non cèrano soldi per prestarli e tutti o quasi sono rimasti senza lavoro con ipoteche di case che si sono comprati sulle spalle … e se prima guadagnavano 3000 al mese con un mutuo di 1500 ora hanno solo il mutuo e se hanno figli forse gli danno 200 euro di aiuto dallo stato … fate voi cosi ce ne sono miglioni gente che non puo piú pagare il mutuo e le fatture e cosi da parechi anni ormai sono iniziati gli sfratti in massa con una consistenza che ne sono nati movimenti autonomi come questo: http://afectadosporlahipoteca.wordpress.com/ solo per questo tipo di problema in più le leggi qui non aiutano e in più di togliergli la casa rimangono con il debito in banca del mutuo che devono continuare a pagare e non guardano in faccia a nessuno non importa se hanno figli o se sono anziani vengono e li sbattono fuori di casa . Poi c’é il caso sanitario altro esempio di enorme scontento sociale, sono stati chiusi vari ospedali in tutta la Spagna e sopratutto in quasi tutti gli ospedali sono pochi i ricorsi economici e molte sale operatorie non possono operare per mancanza di medici o di medicine, gia alcune persone sono morte per questi problemi e sicuramente altre avranno grossi problemi per piú tempo di quello che poteva essere qualche anno fa . E non dimentichiamoci della scuola pubblica che come possiamo immaginare non é stata la favorita, basta questo ultimo dato quello che esce dai presupposti dello stato per questo anno entrante – 23% di soldi destinati all’instruzione , cosa che ha creato enorme dibattito appena dopo lo sciopero generale anche e sopratutto perche alla Casa Reale Spagnola (per chi non sapesse la Spagna é una Monarchia Democratica ) gli é stato destinato solo un -2% una differenza troppo grande per essere accettata quando già da un anno a questa parte ci sono scuole che non hanno soldi per pagare le bollette come aqua e luce dove gli scolari in inverno hanno fatto classi con il giubbotto. Ed infine altre leggi del governo precedente (PSOE) e quello presente (PP) a dispetto del medio e piccolo imprenditore ed a favore chiaramente delle grandi imprese delle quali poi come in italia sono tutti o presidenti o soci o finanziatori tra queste leggi mi piacerebbe distaccarne una in particolare la “LEY DEL TABACO” (legge del tabacco) considerata la piú dura d’europa che dal 1 gennaio 2011 entra in vigore e come gia da un buon tempo in italia ed altri stati europei vieta di fumare in luoghi pubblici bar,ristoranti, uffici ,scuole ecc… la particolaritá di questa legge é che é stata fatta parecchi anni dopo di per esempio quella italiana e stranezza dei fatti é stata fatta una attuazione identica nei valori e anche e soprattutto negli errori il piú clamoroso quello di modificare la legge un anno prima facendo costruire alla gente dentro dei loro locali prima una zona adatta a fumare con tutte le spese che necessita per poi cambiarla definitivamente una volta tutti erano adattati con la nuova …. un errore già commesso e troppo suonato per passare inosservato !
Con tutto questo peso e piú sulle spalle si arriva al 29 Marzo giorno dello sciopero generale chiamato da 2 dei maggiori sindacati lavorali spagnoli CCOO e UDT (che sono le copie spagnole di CGL ,CISL e UIL) e che hanno di fatto riempito tutte le piazze di tutte le grandi cittá spagnole dove ci sono state manifestazioni partecipate già dalle prime ore della giornata e dove già dalla mezzanotte sono iniziate le azioni dei “PIQUETES INFORMATIVOS” (Picchetti Informativi) che alle porte delle grandi aziende dei mercati e dalla mattinata per i negozi della cittá hanno rivedicato il diritto allo sciopero piú o meno pacificamente, solo in alcuni casi ci sono stati piccoli infrontamenti di chi voleva lavorare, contro a chi aveva deciso di non farlo e questa sensazione é stata presente , in tutte le cittá la tensione di chi per obbligo o per scelta stavano lavorando a chi aveva deciso di fermarsi , le proprie televisioni dipendendo da che canale dibattevano sopra se fosse necessario o no scioperare in questo momento di crisi , quelli che erano convinti che si contro a quelli del no sia i giorni anteriori che in quelli posteriori , era e sara chiaramente una sfida politica che andra avanti per un bel pezzo in tutte le cittá é stata una giornata di tranquillitá di manifestazione e di forti slogan contro il nuovo stato in tutte le cittá ancora non si é arrivati possibilmente ad una situazione insostenibile o forse si pero non c`é stato nessun tipo di atto simbolico per esprimere questa situazione in tutte tranne in Barcellona dove forse per il suo multiculturalismo o forse per la quantitá di gente per metro quadrado c´é stato un gruppo di 300/400 valenti autonomi catalani ma anche provenienti da altri stati come grecia , inghilterra ,francia ,e italia che hanno fatto della cittá un atto simbolico proprio per piú di 5 ore sono state fermate le strade con fiamme alimentate dai cassonetti simbolo della speculazione della dei rifiuti cosa esistente in Spagna , come in Italia sappiamo bene , sono stati simbolicamente incendiate le porte delle case della speculazione economica come La Borsa di Barcellona e le principali banche , e non si sono salvati le grandi compagnie come El Corte Ingles , Mc Donalds , Sturbucks uno dei quali tral’altro é stato incendiato completamente . Chiaramente tutto é rimasto li in piccoli atti simbolici applauditi dalla maggioranza della gente nel corteo anche se non involucrata nei fatti ma anche c’è da sottolinearlo ricriminati da alcuni degli stessi partecipanti allo sciopero che li dicharano troppo violenti ed inservibili ! Come ben sappiamo se tutta la gente che applaude e non si involucra e quelli che tacciano di violenti pur condividendo le idee in parte si unissero a questi “violenti” ed invece di entrare in una banca entrano nel parlamento con la stessa forza e cattiveria provocata da chi sta seduto sulla poltrona decidendo per gli altri si potrebbe davvero combiare qualcosa , e non accontentarsi di piccoli atti simbolici . Ma andiamo avanti a Barcellona la giornata inizia con alcune azione dei picchetti dorante la notte per il mercato per poi iniziare con le azioni degli autonomi gia da prima mattina … verso le ore 8:00 vari gruppi di autonomi hanno fermato il traffico della metro in vari punti di Barcellona dove distacchiamo la attuazione al Poble Nou che ha eclissato le altre con piu di 40 persone !!! metre le altre azioni come per esemio a la stazione di Bogartell sono state fatte da gruppi autonomi ancora piú piccoli ma sempre e comunque incazzati ! Verso le ore 12:00 personalmente mi unisco a un gruppo di autonomi che parte dalla calle Arago fino a raggiungere il corteo generale per unirsi ad altri guppi autonomi provenienti da altre parti della cittá … arriviamo appena dopo la prima attuazione poliziale alla Borsa di Barcellona dove é stato fatto un cordone con camionette per non far entrare piú nessuno dopo che sono stati bruciati pezzi di carta e di plastica alle porte …. vengo a sapere che da una camion della musica hanno sounato Balla Ciao e mi stupisco per due cose la camionetta e la canzone qui in spagna non é cosi normale vedere le camionette con il sound che parlano e la gente dei differenti gruppi dietro le stesse … e chiaramente Bella Ciao non sanno quasi nemmeno che cos’é pero questo mi fa piacere fa capire.
Quindi dopo saliamo compatti il Paseig de Gracia (Passaggio Di Grazia) ci sono gruppi numerosi di persone che placcano le vie e fermano le macchine che provano ad attraversare il corteo …. gruppi di attivisti seduti 30 /40 ogni incrocio , presenziamo anche alcuni inizi di nervosismi tra alcuni taxisti e menifestanti e sopratutto il particolare di un giovane (probabilmente fascistello o PPero come lo chiamano qui) che con la scusa di avere la madre malata , ha provato a mandarne lui qualcuno all’ospedale schiacciando sulla prima marcia … fermato , é stato fatto scendere …. e anche se é riuscito ad attraversare … lo ha fatto a piedi e con gente sul cofano …. nel frattempo arriviamo alla “Calle Diagonal” (Via Diagonale) e ci uniamo al corteo del CNT (storica formazione Anarchica Spagnola con sede a Barcellona) che seguono per la “Calle Diagonal ” dietro di noi si uniscono un gruppo di autonomi gia preparati e in breve arriva la prima tappa … una delle sedi del BBVA (una delle princilapi banche) dove viene fatta suonare un vecchio allarme manuale antibomba che portevano alla testa di questa manifestazione cosa che fa saltare dalle poltrone chi ancora era dentro a lavorare per ideologia, in questo caso sono sicuro che é stato per ideologia perché , in pochi momenti dalla stessa bancha (fatta di vetri) al secondo piano si affaciano vari lavoratori ed il piú valete di loro (o il piú scemo) inizia a inveirci con parole tipo “Hijos de Puta” (Figli Di Puttana) , “Cabrones”(Caproni) , “Ir A Trabajar” (Andate a Lavorare) e cose del genere unite da un grande dito medio … questa é stata da parte mia la miccia di tutto cio che si é scatenato dopo in primis contro la stessa banca che in breve é divetata mira per uova e aranci per poi passare ad esserlo di bastoni sassi e petardi uno dei quali ha sfaciato uno dei vetri della prima pianta …. e vi dicendo …. pero noi si continuava dietro agli anarchici ormai mischiati con gli autonomi e alcuni altri gruppi …. da quel punto in poi tutto cio che era un locale aperto , una banca , o cassonetti non sono rimasti inosservati , giriamo sulla sinistra su calle Balmes (via Balmes) , poi Calle Provença (Via Provença) e di nuovo ritorniamo a scendere a Passeig de Gracia … dietro di noi la nube di fumo inizia a salire sia dai cassonetti che dalle banche si torna a bloccare la Diagonal … questa volta presenziamo un altro bloccheo con forza da parte di un personaggio che alla fine ha avuto la peggio …. il fatto in questione é durato un secondo lui ha provato a passare pero non é stato possibilie e per sua sfortuna guidava una Porche … ha provato ad uscire al primo specchietto rotto …. pero nopn lo ha fatto piu nemmeno con il vetro d’avanti squarciato …., poco tempo sul Passeig de Grazia e in breve una ventina di furgonette dei Mossos DÈsquadra (La Nostra Celere) scende a tutta forza sulla folla provocando una onda di fuggi fuggi che disperde i vari gruppi …. sono ormai le 14 del pomeriggio … fino ad ora non sie erano quasi fatti vedere ma ora arrivano con tutta forza e inizialmente fanno varie manovre di dispersione ….. e sembra calmare gli animi era la fine ormai prevista per questa manifestazione parecchi di noi sono ritornati verso casa io compreso pero nel pomeriggio alle 18 era prevista una seconda manifestazione nella piazza Catalunya li le cose sono state un po differenti la gente gia veniva riscardata in tutta la cittá reggeva uno stato di nervosismo che si olfattava nell’aria … quelli che lavoravano comprese le “Forze Dell’Ordine” erano nervosi …. quelli che manifestavano erano nervosi e dalle 18 alle 22 di sera Barcellona é stata fatta campo di battaglia cassonetti, sassi , qualche palo contrastavano gli schudi , i lacrimogeni , i manganelli e le famose “BALAS DE GOMA” (Palle Di Gomma) nuova micidiale arma in dotazione alle forze del disordine che saranno le tristi protagoniste di questa giornata …. Bruciano le porte del Corte Ingles (famoso centro commerciale) ed uno Sturbucks brucia completamente continuano alcune manifestazioni pacifiche pero in certi punti della cittá continuano gli scontri … la peggio notizia é che due compagni Italiani perderanno la vista (per l’ennesima volta) per colpa di queste famose Balas de Goma e si uniscono alla triste lista di ormai 7 vittime (una mortale alcuni giorni dopo lo sciopero in una partita di calcio) colpite all’occhio che hanno provocato la perdita dello stesso ! (ne é nata una associazione per abolirne l’uso si puo vedere a questa direzione http://stopbalesdegoma.org/ ) io finalmente verso le 20 mi riunisco alla manifestazione generale che ormai passa per la Via Laietana e salgo fino alla Plaza Urqinaona (Piazza Urquinaona) dove vedo sulla sisistra fumo nero unito a fumo bianco mi fermo e vedo che succede …. avanzano , qualcuno scappa ….. e quando arrivano non sono pacifici …… dispersione generale …. mi unisco ad un gruppo di amici che incontro e salimo fino alla manifestazione generale che era sulla Gran Via in quel momento ormai le 21 della notte ci dirigiamo verso la Plaza de Glories ….. caminando lentamente , cé ancora qualcuno che si siede per non far passare le macchine ma non come prima …. come abbiamo visto alla mattina … arrivati verso la Plaza Tetuan io mi direziono verso casa , ma nel centro continueranno gli scontri per piú di un’ora …. finisce la giornata ormai , solo rimane che vedere i numeri e le conseguenze di tutto questo ….. dai primi giornali e dalle prime notizie si apprende che la giornata é stata un pieno generale ma anche che Barcellona é stata la unica cittá che ha alzato i toni , e quella che ha terminato con piú feriti ! Si inizia ad apprendere che il governo a risposto negativamente a tutto cio dicendo che non cambieranno niente di cio che hanno deciso e questo non fa altro che aumentare il desconteto generale e fa capire che per le prissime generazioni sara difficile trovare aggradabile un posto di lavoro sapendo che ti possono cacciare con tutta facilitá …. sinceramente e personalmete per certi particolari e certe cose importanti per la libertá personale la Spagna é meglio che L’italia per questo sono qui a vivere … pero ci sono cose che non si differenzano dalle ingiustizie internazionali che come in italia anche qui seguono in crescitá e intanto cacciano 1000 medici dagli ospedali 2000 professori dalle scuole e fanno posto in ogni grande citta a 1500 posti poliziali per entrare a far parte del loro gioco . Vedremo cosa succedera ! Intanto questo sciopero generale lascia 74 arrestati uno dei quali al giorno di oggi in prigione e gli altri rilasciati con le varie resrizzioni poliziali 80 feriti 41 polizia 39 manifestanti quasi 300 contenitori bruciati e medio milglion di euro di danni altro dato importante per la prima volta in 16 anni sono stati utilizzati i gas lacrimogeni dicono i media facendo il bilancio di questa giornata di sciopero !

DAL CORRISPONDENTE A BARCELLONA Ale

Autonomia Spezzina

13.4.12

giovedì 19 proiezione - Toxico Texaco Toxico


proiezione di "Toxico,Texaco,Toxico" di Pocho Álvarez: il disastro ambientale causato in 30 anni dall'impianto petrolifero Texaco in Amazzonia
Giovedì 19 aprile h 21@ Via Canevari 338


Smash capitalism! save the planet

"Sovraccarico tossico globale"  è un'espressione recente usata per descrivere a cosa sta andando incontro l'ambiente. Potremmo essere arrivati a questo punto? Forse.
 Ma il mondo non sta producendo i suoi gas velenosi e rifiuti tossici allo stesso modo e nella stessa quantità. La maggior parte dei gas a effetto serra sono prodotti dai Paesi industriali più ricchi. I Paesi che si stanno rapidamente industrializzando, in particolare la Cina, stanno facendo del loro meglio per competere alla pari con i "veterani" del settore. Oggi cinque tra le dieci città del mondo più inquinate sono in Cina.  Il 60%-90% delle pioggie nella provincia meridionale del Guangdong è costituito da piogge acide.
Ma per adesso, la maggior parte delle industrie inquinanti che operano in tutto il mondo sono di proprietà di compagnie petrolifere, case automobilistiche e industrie petrolchimiche che hanno sede in Occidente.
Proprio i governi occidentali sono notoriamente quelli più avversi ad intraprendere azioni significative per la difesa ambientale, sempre pronti a biasimare per la scarsa attenzione all'ambiente dei cosiddetti "paesi in via di sviluppo".  Ma anche all'interno degli stesst "paesi in via di sviluppo", è il ricco e potente che causa i danni maggiori.

Immagini satellitari del Brasile hanno rivelato che mentre il 20% della deforestazione è causata dal disboscamento, il 55% è il risultato del tagliare e bruciare ai fini di un agricoltura che produca profitti nel minor tempo possibile. La maggior parte di questo settore manco a dirlo, è nelle mani di potenti e ricchi proprietari terrieri.

Dalla fine dell'estate scorsa in Perù nella regione di Cajamarca, la popolazione locale è in lotta contro la costruzione del più grande progetto minerario aureo andino, il cosiddetto progetto 'Conga'. Questo progetto è di proprietà del gigante statunitense Newmont (che ha previsto un investimento di 4.800 milioni di dollari) e rappresenta una minaccia per l'ambiente perché prevede la compromissione delle fonti d'acqua della regione: due laghi naturali dovrebbero essere prosciugati mentre al loro posto verrebbero installati bacini artificiali. Agli scioperi che hanno visto la partecipazione pressoché totale degli abitanti di tutta la regione,  il governo ha risposto con la sola repressione. (La lotta è stata talmente estesa da mettere in difficoltà lo stesso governo che a parole fino ad allora si era sempre presentato a fianco delle classi più disagiate). E' di questi giorni la notizia che il governo ha avviato la militarizzazione dell'intera regione per "proteggere" i cantieri dei lavori. Vi ricorda qualcosa?

In Cile, la compagnia Endesa Cile S.A. ha avviato il progetto di costruzione di 5 centrali idroelettriche lungo i fiumi Baker e Pascua, siti nella Regione di Aysèn nella Patagonia cilena, per produrre elettricità che verrebbe convogliata per 2.300 km fino alla capitale Santiago. Per far sorgere queste nuove centrali, parte del Parco Nazionale Laguna San Rafael sarà invaso dalle acque e andranno distrutti oltre 2mila ettari di foresta vergine. L’impatto ambientale sarà devastante e i costi esorbitanti. I costruttori parlano di 3,5 miliardi di dollari, ma che raggiungeranno il doppio se si mettono in cantiere gli oltre 2,5mila chilometri di elettrodotto da costruire in una zona fortemente sismica, vulcanica a rischio valanghe. Contro il progetto sono insorte le comunità residenti e le organizzazioni ambientaliste, contrarie alla costruzione delle centrali che comporterebbe l'inondazione di terreni e lo sfollamento della popolazione di interi paesi. La compagnia Endesa lo ricordiamo, è stata acquisita dall' Enel nel 2009.

Le industrie che causano più danni all'ambiente gestiscono  grandi business, che a loro volta sono protetti dai loro governi. Le industrie più ostili a qualsiasi norma ambientale, come quelle legate alla  petrolchimica, investono enormi risorse per contrastare le campagne degli ambientalisti sulla crisi ambientale. Sempre loro bloccano lo sviluppo di fonti energetiche alternative, che vedono come concorrenza, facendo pressione sui loro governi per mettere nel cassetto le questioni ambientali.

Ovviamente la disuguaglianza prodotta dal capitalismo non è solo tra "Nord" e "Sud" del mondo. Le persone più ricche del "Sud" hanno molto più in comune con i ricchi del "Nord" che con la loro gente.
Non è un caso che  in America Latina, in Africa e in Asia le disuguaglianze all'interno dei Paesi sono molto più nette. Le classi dirigenti di questi Paesi sono spesso pronte a dare la colpa all"imperialismo" per i loro problemi ambientali. Chiunque sia il vero colpevole, sono responsabili alla stessa maniera di quelli che accusano. In molti di questi Stati dove le leggi ambientali esistono, non vengono applicate, perché l'influenza di entrambi i capitalisti, sia stranieri che locali, è troppo grande per essere messa in discussione.

Lo scorso anno in Messico il governo di Felipe Calderón ha dato il via libera alla privatizzazione del petrolio ossia ha liberalizzato i contratti per la ricerca e l'estrazione del petrolio (prima era un'esclusiva di Pemex gigante petrolifero messicano). Una delle aziende che beneficiano del nuovo quadro giuridico è la britannica Petrofac, che ha acquisito nuove commesse per le aree di Sanctuary e Magellan. Quanto peseranno nei piani di investimento le misure di salvaguardia ambientale?
Ciò che viene destinato alle misure che dovrebbero difendere l'ambiente è una frazione ridicola rispetto alla spesa militare mondiale. Nel capitalismo nessuna riforma e nessuna legge che si dicono a difesa dell'ambiente verrà mai anteposta alla legge del profitto.
Il capitalismo sta distruggendo il mondo. Smash capitalism. Salviamo il pianeta.

C/O Tensione - Genova

11.4.12

Rivoluzionari/e: Ferruccio Ghinaglia

Ferruccio Ghinaglia

Alla fine del ’17, mentre è ancora in atto la 1^guerra mondiale, arriva al collegio Ghislieri di Pavia uno studente in medicina, Ferruccio Ghinaglia. Lo accompagna una segnalazione della polizia di Cremona che lo indica come rivoluzionario, avendo il diciottenne pubblicato al liceo un giornale antimilitarista.
Passa qualche mese a Pavia perché la chiamata alle armi (gennaio 1918) lo riporterà, dopo una breve parentesi alla scuola ufficiali di Parma, a Cremona per terminare il servizio militare da semplice soldato e sotto sorveglianza speciale per le sue idee antimilitariste. Qui avrà modo di riprendere i contatti con i compagni della Federazione giovanile socialista.
Mentre i vertici del Partito Socialista si trincerano dietro il nullismo del “né aderire, né sabotare”, i giovani della Federazione socialista, incoraggiati anche dalle notizie sia pur confuse che arrivano dalla Russia, fanno, in molte città, propaganda contro la guerra.
Così fa Ghinaglia tra i giovani di Cremona. Finito il massacro imperialista, ispirato dall’esperienza rivoluzionaria russa, fonda e dirige “Il bolscevico”, un periodico di propaganda della federazione giovanile socialista cremonese, dove già si ravvisa l’impronta rivoluzionaria. Escono solo tre numeri perché il congedo, nel gennaio 1920, lo riporta a Pavia per proseguire gli studi.

Il biennio rosso

Le masse e i tempi sono maturi per il cambiamento, ma manca una coerente direzione politica. Solo i più giovani fra i socialisti si dichiarano, soprattutto in Lomellina, per la Frazione Comunista, e favorevoli a Bordiga; chiedono che si crei un’organizzazione solida e intransigente, che si abbandoni una politica interessata solo alla corsa elettorale, alla conquista delle poltrone, in Comune, nelle cooperative, nei sindacati.
Se qualche sparuto gruppo presenzia in aula VI alla fondazione del primo nucleo fascista (aprile 1919), molti altri giovani scelgono di essere a fianco degli operai e dei braccianti che, a Pavia come nel resto d’Italia, lottano per migliori condizioni di vita e di lavoro, per “fare come in Russia”.
I giovani della frazione comunista si mobilitano per appoggiare l’ondata rivendicativa dei braccianti che, nell’aprile del 1920, strappano agli agrari l’imponibile di manodopera, il controllo sul collocamento, le otto ore e consistenti aumenti salariali.
Scioperano le fabbriche, i dipendenti statali, i commessi…
Ghinaglia e i suoi compagni pubblicano un giornale “Vedetta Rossa” con lo slogan “Istruitevi, agitatevi, organizzatevi”.
Nessuna illusione elettoralistica in questo foglio: “…togliamoci la speranza di avere presto alla Camera la maggioranza dei rappresentanti dei lavoratori e siate pure convinti che, se la borghesia si accorgerà di essere sopraffatta dal voto proletario, la farà lei la rivoluzione contro di noi”. (Vedetta Rossa, 12 settembre 1920)
Nel settembre-ottobre 1920 si sviluppa nei maggiori centri del nord Italia l’occupazione delle fabbriche, che a Pavia interessa tra le altre la Necchi, la Moncalvi, la Torti.
L’esito fallimentare di tale battaglia è dovuto nel contempo all’incapacità dei massimalisti e al “tradimento” dei riformisti.

Il Partito Comunista d’Italia

Da questa sconfitta, sia pure tardivamente, Ghinaglia trae le sue conclusioni politiche: nell’articolo “O Lenin o Turati” del 12/10/1920 dichiara che si deve rompere con i riformisti, ma anche con chi in nome di una falsa unità vuol tenerli nel PSI. E riferendosi alle indicazioni della Terza Internazionale, fondata nel marzo del 1919, scrive: “Il congresso del proletariato rivoluzionario di tutto il mondo, presieduto da Lenin, a Mosca, li ha espulsi e ci ha imposto di espellerli dalle nostre organizzazioni. O con Lenin o con Turati. O per la rivoluzione o per le riforme borghesi. Noi siamo con Lenin, per la rivoluzione. Sentiamo di non poter aderire sinceramente al partito socialista, fino a che nelle sue file trovano posto dei controrivoluzionari. I Noske, gli Scheidemann vogliamo averli di fronte, non di fianco. Aleggia intorno a noi lo spirito di Karl Liebknecht. L’assassinato non può stare con gli assassini!”
Il 31 ottobre 1920 la mozione Ghinaglia di adesione alla Terza Internazionale ottiene 1276 voti contro 177 al congresso della F.G.S.I. pavese. Non così al congresso provinciale PSI, dove Ghinaglia raccoglie 727 voti (contro i 3.121 dei massimalisti).
Nel gennaio 1921 nasce a Livorno il PCd’I, sezione della Terza Internazionale, ma nasce in ritardo, quando l’ondata spontanea di protesta del proletariato è passata e già si profila la reazione fascista. A Livorno i pavesi danno 184 voti ai riformisti, 2.732 ai massimalisti, 922 a comunisti.
Nonostante l’arresto di alcuni militanti della Lomellina, il nucleo comunista a Pavia è febbrilmente attivo.
Nel febbraio 1921 sono costituite già 25 sezioni e 32 stanno per costituirsi. Il circolo giovanile “Karl Liebknecht” organizza riunioni di studio per studenti e operai. “Vedetta Rossa”, sequestrato per aver esaltato appunto Liebknecht, è sostituito da “Falce e Martello”.

Il fascismo

Negli stessi giorni i fascisti lomellini attaccano le leghe contadine di Soresina.
Il PSI si culla nell’illusione che le “le scorrerie fasciste servono magnificamente alla propaganda socialista… perché seminano lo sdegno fra le pacifiche popolazioni rurali” (Il Proletario, 8/4/1921).
Cominciano i roghi delle Camere del Lavoro, delle Leghe, delle Case del Popolo.
Ghinaglia su “Falce e Martello” (19/2/1921) scrive lucidamente: “Non dobbiamo illuderci che sia solamente il fascismo che terrorizza le piazze d’Italia; è la borghesia col suo governo, le sue spie, i suoi armati, che cerca tutti i mezzi per strangolare la volontà dei lavoratori… Non sono le sole organizzazioni fasciste, perché allora basterebbero le forze giovanili nostre per ridurre al silenzio questa gente, ma è tutta l’intera borghesia”.
Il 21 aprile 1921 Ghinaglia moriva assassinato dai fascisti.
Sere prima in Borgo Ticino, il rione popolare “fortilizio dei socialcomunisti” come dicevano i fascisti, Ghinaglia aveva parlato a una riunione operaia sulla necessità di reagire allo squadrismo. E al termine del comizio i bordighiani avevano attaccato e disperso un gruppo di fascisti che sui camion tornavano da una delle loro bravate notturne.
La sera del 21, Ghinaglia e i suoi compagni furono presi a rivoltellate. Colpito alla testa Ghinaglia morì all’istante. Afferma Arturo Bianchi, un fascista della prima ora, che Ghinaglia stava cantando l’Internazionale.
Morto Ghinaglia, il gruppo comunista pavese perse in parte slancio, ma proseguì la sua attività fino agli arresti di massa del 1927. I suoi dirigenti, Biazzoli e Dagradi, si schierarono con Fortichiari e Bordiga.

(articolo pubblicato in Pagine Marxiste, aprile 2005)

10.4.12

Pasticche o Rivoluzione?


Prima ti fanno ammalare, poi ti “curano”.
Ma, se “guarisci”, ti “recuperano”.
Ritorni, cioè, nella stessa condizione che ha creato la tua malattia.
Torni a fare la stessa vita.
Semplicemente perché non ce n’è un’altra di condizione.
E neanche di vita.

Gli stessi che creano il disagio, fanno finta di curarlo,
lucrando sulla causa come sull’effetto di questo.


“Se l’uomo è formato dalle circostanze, si devono rendere umane le circostanze.
Se l’uomo è sociale per natura, egli sviluppa la sua vera natura solo nella società, e la potenza della sua natura deve trovare la sua misura non nella potenza dell’individuo singolo, ma nella potenza della società”.  K.Marx-F.Engels “La sacra famiglia” 1845

Il “male oscuro” del capitalismo.

PASTICCHE O RIVOLUZIONE?


“La rivoluzione non è necessaria soltanto perché la classe dominante non può essere abbattuta in nessun’altra maniera, ma anche perché la classe che l’abbatte può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondarsi su basi nuove la società”.
K.Marx-F.Engels “L’ideologia tedesca” 1845-1846

Quelli che per natura dovrebbero essere i fattori di sviluppo, maturazione ed integrazione degli esseri umani nella “società civile”, costituiscono spesso, sempre piu’ spesso, i “fattori ambientali” che incidono sul rischio di vivere male, o di ammalarsi del “male oscuro”.
In Italia gli adulti che hanno sofferto di episodi piu’ o meno prolungati di “depressione” negli ultimi 12 mesi sono 5,4 milioni ( il 10,6% della popolazione ) cosi’ distribuiti: il 15% tra i 18-34 anni, il 41% tra i 35-54 anni, il 16% tra i 55-64 anni, il 28% oltre i 65 anni. L’età di apparizione del “male oscuro” si sta abbassando sotto i 20 anni e le donne sono le piu’ colpite perché piu’ esposte ai cosiddetti “fattori stressogeni”, tra le aumentate difficoltà nel trovare e mantenere lavoro e reddito poco inclini ad essere compatibilizzate con famiglia, figli, lavoro domestico.Giovani, piu’ spesso donne, vittime “oscure” della disoccupazione, del precariato o del superlavoro: questo l’identikit del depresso metropolitano del terzo millennio.Le asettiche “spiegazioni” sociologiche sulla endemica difficoltà insita nella complessità sociale contemporanea fanno il paio con la “cura” delle “anomalie di vita”.
In sostanza, dopo l’indagine conoscitiva, c’è la medicina, che spesso diviene psicofarmaco, pasticca ( a Milano, negli ultimi 12 mesi, l’8% della popolazione ha fatto uso di antidepressivi! ).
Eppure, secondo stime mediche italiane ed europee, solo il 20% dei pazienti ha “bisogno” di farmaci, perché solo il 20% dei pazienti è “malato” di depressione maggiore.Il restante 80% “curato” come depresso è afflitto, in ordine di importanza, da disturbi d’ansia, mal di testa, difficoltà del sonno, pressione alta, dolori addominali, tristezza.Una pillola un po’ come quella del vecchio servizio militare di leva, che va bene per tutto.E quando la pasticca universale non basta, c’è pronto l’esercito degli psicoterapeuti, i gruppi di autoaiuto tipo “alcolisti anonimi”, le erbe e la “medicina alternativa”, la terapia con la corrente continua, la fototerapia, la stimolazione magnetica transcranica, quella del nervo vago e quella cerebrale profonda.
Se non basta ancora, il caleidoscopio dell’intervento antidepressivo comprende ancora la cronoterapia che vorrebbe riequilibrare i ritmi biologici fino a “resettarli”, migliorando l’umore complessivo fin dal primo giorno di cura…..
Naturalmente non ci sono dati riscontrabili circa l’efficacia di questo bombardamento di farmaci, anche perché il “male oscuro” spesso si ripresenta dopo apparenti “guarigioni” tendendo, dopo il 3° episodio significativo, alla sua cronicizzazione.Per gli sconsolati “malati” non rimane che la fede, con la sua “speranza ultima a morire”, con la sua ricetta compassionevole in bilico tra esorcismo ed attesa messianica del paradiso post-mortem.Gli unici dati certi e statisticamente dimostrabili sono quelli che indicano come nella depressione si alterano molti ritmi biologico-naturali: l’umore, che di norma è migliore al mattino, si rasserena solo la sera; si dorme poco e male, soprattutto la notte; si sfasa la produzione ormonale togliendo il buonumore.In ultimo, a testimonianza della contraddizione piu’ evidente, la stagione piu’ vitale, la primavera, è quella che conosce il maggior numero di suicidi per depressione.
Siamo di fronte ad una sorta di difficoltà di massa a riconoscere ed integrare il proprio corpo e la propria mente con i ritmi biologici e naturali.
Come se questo fosse possibile, come se i ritmi biologici e naturali non entrassero da soli in rotta di collisione con l’organizzazione della presenta società storicamente determinata.
Come se dietro sia la causa che l’effetto del “male oscuro” non ci sia solo e sempre il profitto!

Basti guardare alla concentrazione metropolitana, uguale a Roma come a Bangkok, a Seul o Città Del Messico, a Los Angeles come a Pechino, frutto ovunque dello stesso processo storico di planetizzazione capitalista, ed alla sua inevitabile quanto identica spersonalizzazione , alla sua difficoltà relazionale, al suo vangelo competitivo fatto di efficienza e produttività 24h. su 24h., all’alta velocità nei trasporti, nei movimenti, nei rapporti.
In Italia, i comuni sopra i 250.000 abitanti, rappresentano il 30% della popolazione.Qui, la casa bisogna pagarla il doppio che altrove, ed avere in premio le strade piu’ sporche, il traffico piu’ intenso, l’aria piu’ inquinata, i trasporti piu’ cari e meno puntuali, i “panorami” piu’ squallidi.Ma si puo’ solo anche sopravvivere nella bruttezza di certi quartieri della periferia metropolitana, che anche se a non sono favelas, a Roma sono Corviale ( 2 palazzi di cemento armato lunghi un chilometro ed affollati da migliaia di abitanti stipati in 1200 appartamneti ) e a Napoli Scampia massicciamente presidiata dalla camorra e dallo spaccio?
Il “bello” è che gli architetti costruttori e le giunte comunali, che si sono ben guardati dall’abitare nelle loro creature, le spacciano per “luoghi della socializzazione” inventandosi perfino alcune per altro disertate “feste dei condomini”!
Blocchi di cemento iperaffollati “difesi” da sbarre “antirapina” alle finestre, dormitori “venduti” come “realizzazione sociale collettiva”, addirittura come possibili luoghi della socialità e del tempo libero!
Quartieri privi di piazze, di teatri, di cinema, di circoli ricreativi, dove anche le vecchie sezioni di partito sono sparite…..il nulla, peggio, una sorta di gigantesca galera a cielo aperto dove dominano, onnipresenti, chiese e sale da gioco.Già, perché anche il vecchio bar dove magari di corsa prima di andare a lavorare si scambiavano due parole è morto, trasformato in un tetro luogo per disperati “grattatori” delle lotterie di stato o di tiratori di slot orfani dei casinò.Come in un cesso, soli e di spalle al mondo, grattano….e perdono, sempre!
Eppure “giocano”, sempre di piu’, in barba e forse di conseguenza alla aumentata miseria materiale e morale che li avvolge.Già, perché nell’Italia della crisi lo stato biscazziere incassa 72 miliardi di euro l’anno ( record europeo! ), ed ogni italiano “gratta” per 1200 euro l’anno.Altro che socialità di quartiere e di condominio.
Solitudine e voglia di “svoltare” magari “vincendo” una pensione a vita altrimenti inarrivabile, provocano ovunque strappi al tessuto sociale ed a quello dell’anima. Prima si atomizzano gli esseri umani, trasformando la loro vita familiare, lavorativa e ricreativa in un carcere, poi si fa finta di curarli perché si “ammalano”.
Di fronte a questa realtà, si può dire che questo modello sociale, questo tipo di sviluppo provoca continua ansia da “prestazione”, continua rincorsa ad “adeguarsi”, a non perdere il ritmo?
E si può dire che questa “gara” continua con gli altri, con noi stessi, questo continuo “metterci alla prova”, questa vita che diventa una partita in cui devi sempre vincere, provoca diffusamente, e di risulta, episodi di sconfitta, di sconforto, di lieve ( o impotante ) depressione per tutti?
E ancora, si può pensare che il “male oscuro” non sia poi cosi’ tanto oscuro, ma che le sue motivazioni ultime risiedano nel complesso dell’architettura etica e sociale di questo sistema di cose e di vita?
L’individualizzazione del “disturbo di vivere” diventa nelle attuali, interessate “cure di riabilitazione”, l’individualizzazione del rimedio.
Un rimedio che evidentemente non solo non funziona ma non può funzionare, perché forse il “male” non è individuale, nè senza causa, cosi’ come non è eliminabile nel campo di concentramento capitalistico.
Vogliamo dire che il “male oscuro” è un male ineliminabile se non cambiando le condizioni di vita complessivi degli esseri umani, e che solo la rivoluzione sociale può produrre questa trasformazione?Certo, vogliamo dire anche questo, ma non solo questo.
Forse è possibile trovare qualcosa da fare anche qui ed ora per superare il nostro isolamento, per evadere dalla gabbia del lavoro o della disoccupazione, della casa, della famiglia, della religione, degli usi e delle consuetudini consolidate, dei luoghi comuni, dei ruoli prestabiliti da altri.
Si può, anche qui ed ora, cambiare il corso prescritto della nostra vita, riscoprendo la coalizione e l’azione collettiva di classe, riuscendo a produrre e prodursi in una attività volontaria, scoprendo nella lotta l’unica vera libertà non commerciabile.
Forse questa è la soluzione non millenaristica del “conflitto fra esistenza ed essenza, fra oggettivazione e affermazione soggettiva, fra libertà e necessità, fra individuo e genere. E’ il risolto enigma della storia”.
K.Marx-F.Engels Manoscritti economico-filosofici 1844

CONTRO IL LOGORIO DELLA VITA MODERNA
Lascia stare il cynar, le pasticche, gli dei e le slot
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