26.11.13

Non ci piegheranno!!

La lotta dei lavoratori delle cooperative Granarolo vede oggi a Bologna un importante momento di mobilitazione e di innalzamento dello scontro politico.

Il Governo -nella figura del Prefetto, il Potere Locale (le famose “pdiessine” Coop Rosse, di cui Granarolo è parte integrante), i Sindacati Confederali, hanno costituito una “Santa Alleanza” contro quelle che chiamano “agitazioni pretestuose” dei facchini, dirette dal SI Cobas.

“Agitazioni pretestuose” perché?
  • Perché rivendicano il diritto di far applicare i Contratti , le Leggi di Lavoro, gli Accordi, e di scioperare quando questi non vengono rispettati?
  • Perché non accettano il caporalato più infame, le ruberie in busta paga ed i licenziamenti di rappresaglia?
  • Perché esigono il reintegro al lavoro di TUTTI i licenziati di luglio (solo 9 dei 51 oggi sono stati riassunti)?
  • Perché non si piegano al ricatto poliziesco delle 179 denunce, messe lì apposta per far recedere i lavoratori dal rivendicare i propri diritti?

Se credono di stancarci e di intimidirci si illudono. Sono anni che migliaia di facchini delle logistiche dimostrano di saper tener testa alla repressione delle lotte sociali da parte dello Stato, dei suoi governi, dei suoi organi polizieschi e giudiziari. E non si fermeranno.

Proprio in questi giorni infatti gli operai hanno ripreso a picchettare i cancelli delle logistiche bolognesi, esigendo il reintegro immediato dei loro compagni licenziati per rappresaglia. E’ una lotta di lunga durata, sociale e politica, che non permetteremo a nessuno di “criminalizzare” o di far “scivolare” in una questione di “ordine pubblico”.

La nostra forza sta nell’autorganizzazione, nell’unità, nella causa per cui lottiamo.
Il segnale che oggi, nelle strade e nelle piazze di Bologna, vogliamo dare a tutti può essere così sintetizzato:
Nessuna provocazione deve passare, la lotta deve continuare fino alla vittoria!
Non un solo lavoratore deve essere lasciato indietro!
Le persecuzioni non ci spaventano; ma rafforzano la nostra determinazione, la nostra unità!

Ai lavoratori AMT di Genova, che hanno assediato la Giunta Comunale e stracciato con uno sciopero ad oltranza tutte le infami leggi di “regolamentazione del conflitto”, a tutti i disoccupati, cassintegrati, precari, a tutti i lavoratori che vedono crollare i loro salari, diciamo:
Da una giornata di lotta come questa deve ripartire un movimento di opposizione al capitalismo ed alle sue crisi, nella prospettiva del suo abbattimento.
Un movimento che si riannodi con altre recenti giornate di lotta (Napoli 27 settembre, Roma 19 ottobre) per sviluppare un “fronte unico dal basso” su questi obbiettivi immediati:


No ai licenziamenti; difesa delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari
La difesa del salario
La garanzia di salario
La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario

Non ci piegheranno! Uniti si vince!

Comunisti per l’Organizzazione Di Classe
Gruppo Comunista Rivoluzionario


fonte: Combat-coc.org

22.11.13

Genova, a fianco dei lavoratori in lotta contro ogni cappa sindacale


Da tempo, i media sono soliti applicare l'appellativo "selvaggio" ad uno sciopero che racchiude invece in sè le caratteristiche di uno sciopero vero, ossia il blocco dell'attività produttiva cercando di causare il danno maggiore colpendo dove 'fa più male'. E' in realtà un metro di misura di come il padronato sia riuscito a spuntare nel tempo l'arma dello sciopero cercando di ridurne forza e effetti in ogni frangente.

Questa volta a Genova non è andata proprio così.

Di fronte all'annuncio di privatizzazione dell'AMT (l'Azienda Municipalizzata Trasporti) fatto dalla giunta Doria che si è rimangiata le promesse fatte dal suo candidato in campagna elettorale, gli autisti sono scesi in sciopero senza preavviso, con l'adesione totale dei lavoratori.

La questione alla base della mobilitazione (che sono anche conseguenza diretta dei malumori e dell'inquietudine che hanno da tempo i lavoratori AMT con la propria situazione lavorativa in balia di mutevoli e mai chiari piani aziendali) è la destinazione della futura gestione di AMT : da una parte l'annunciata privatizzazione aziendale e dall'altra l'aumento della quota di patrimonializzazione dell'azienda da parte del Comune e della Regione.

I sindacati confederali e il sindacato autonomo Faisa Cisal che dal 1986 è il sindacato maggioritario nel settore degli autoferrotranvieri, hanno indicato come una possibile salvezza la permanenza nel pubblico di AMT.

Ma oggi è così sicuro affermare che il rimanere nel pubblico sia meglio che ritrovarsi domani nel privato?

Sono cronaca recente gli accordi capestro fatti passare dai sindacati nel maggio scorso che hanno portato ad una riduzione salariale e normativa, oltre che ad una riduzione delle ferie, un accordo passato nonostante tutto con un'esigua maggioranza e tutt'ora ancora non digerito dai lavoratori.

Tornando allo sciopero di questi giorni, se per selvaggio si intende uno sciopero al di fuori di ogni controllo che non sia quello dei lavoratori stessi, pensiamo che, anche se questo è ciò che ci auspichiamo sempre, non sia esatto dare questa rappresentazione delle dinamiche di lotta. Il controllo sindacale c'è stato e continua ad esserci: i sindacati tra cui anche lo stesso Faisa Cisal hanno adottato una tattica di lotta extrasindacale, certamente portando la lotta in terreni a cui non sono abituati.

Le burocrazie sindacali in questo senso possono benissimo spingersi su un terreno di lotta più radicale: è proprio questa capacità che garantisce loro la sopravvivenza. Non si spiegherebbe altrimenti la loro permanenza in questo settore dopo, ad esempio, l'atteggiamento da loro tenuto all'epoca delle lotte che intrapresero gli autisti genovesi nel 2005, quando i sindacati tutti, ad un certo punto delle mobilitazioni, frenarono l' acuirsi delle lotte che erano in corso, o quando non fecero nessuna vera opposizione a suo tempo, alla legge 146 (legge che disciplina il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali; in particolare il settore del trasporti pubblico vedeva minato alla base tale diritto in quanto lo sciopero per essere valido deve essere autorizzato dalle autorità con un preavviso oltre all'impossibilità di essere totale in quanto i lavoratori devono garantire la copertura di una fascia oraria "protetta", pena la precettazione) per mezzo della quale proprio oggi sulla testa dei lavoratori AMT pendono multe per centinaia di euro per gli scioperi di questi 4 giorni . La stessa legge è già stata “interpretata” anche contro il movimento di sciopero nel settore della logistica, e in particolare alla Granarolo di Bologna. Solo un movimento di sciopero generalizzato al di fuori delle norme di regolamentazione può spazzare via le norme antisciopero.

La risposta di classe data in questi giorni dai lavoratori ha fatto emergere le potenzialità di quella che potrebbe essere la vera forza espressa da questa lotta: allargare la singola lotta ad altre realtà lavorative non solo come successo in questi giorni con rappresentanze di lavoratori AMIU e ASTER ma anche quella di altre realtà come ad esempio quella dei lavoratori del porto, e della CULMV.

In questo contesto ricordiamo anche la situazione ancora più tragica dell'azienda provinciale del trasporto pubblico ATP in grave crisi finanziaria che vede minacciare i posti di lavoro di centinaia di lavoratori.

In questi giorni, abbiamo più volte partecipato alle mobiltazioni degli autisti che hanno intrapreso iniziative di lotta quali l'occupazione del Comune di martedì, cortei, blocchi stradali. E abbiamo visto la voglia dei lavoratori delle altre realtà municipalizzate ad affiancare quella degli autisti in lotta. Una lezione di classe che dobbiamo tenere presente.

Per noi l'obbiettivo di contrastare l'annunciata privatizzazione di AMT costituisce un falso problema.

Tra chi scrive c'è chi ha lavorato alle dipendenze AMT per trent'anni e conosce bene le dinamiche interne dei sindacati, sia di quelli ufficiali che quelli di base, di questo settore.

Una vera lotta classista si pone come obbiettivo l'unione di tutte le realtà di lotta del territorio e non dovrebbe far apparire come una panacea l'alternativa del controllo "pubblico" ma anzi, mettere in guardia e difendere a tutti i livelli i lavoratori dal capitale che sia nelle vesti di "pubblico" sia in quelle di "privato" calpesta e distrugge periodicamente ogni conquista di classe. A fianco dei lavoratori in lotta. Solo la lotta paga.

Combat-COC Genova
                     

19.11.13

La repressione ha i piedi d'argilla

Gli scontri di venerdì 15 novembre a Napoli durante il corteo degli studenti medi, le cariche messe in atto dai servi dello Stato per difendere dalla rabbia della piazza la sede dell'assessorato regionale all'ambiente, tra i principali responsabili del lento genocidio compiuto contro la popolazione campana, e la caccia all'uomo scatenata nelle vie adiacenti con aggressioni a freddo e rastrellamenti di studenti fin dentro le sedi universitarie, sono l'ennesima riprova di come gli apparati repressivi stiano alzando il livello di scontro nel tentativo di colpire le avanguardie di lotta e far rientrare il movimento nella gabbia delle compatibilità e della loro legalità. Cio' in un contesto che ha visto gran parte delle citta' italiane attraversate da mobilitazioni altrettanto decise e radicali (Bologna, Torino, Milano, Palermo...) e da un analoga risposta delle forze repressive.
Il fatto che in questa occasione i porci in divisa abbiano riservato un "attenzione" particolare contro un nostro compagno è pienamente in linea con questa strategia di attacco frontale ai settori anticapitalisti del movimento (testimoniato dall'ondata di atti repressivi succedutisi nelle ultime settimane contro gli operai della logistica, i cassintegrati Fiat, lo sgombero degli occupanti casa di Via Giusti a Roma, ecc.) e più nello specifico all'area comunista rivoluzionaria.
Dunque vi è ben poco di cui sorprendersi, ma molto su cui riflettere: il peso della crisi e l'acuirsi delle contraddizioni sociali da essa generate rendono lo stato borghese e le sue istituzioni sempre più impermeabili alle richieste e alle rivendicazioni di chi lotta, finanche quelle più elementari come il diritto a non morire di tumore e a una vera bonifica dei suoli devastati da decenni di sversamenti di rifiuti tossici e disseminate di veleni di ogni tipo.
Le dimensioni del disastro ambientale in Campania, nello svelare da un lato il solido ed inestricabile intreccio di interessi tra il capitale "legale" e quello "illegale" e dall'altro il ruolo di comitato d'affari offerto ad entrambe dalle "istituzioni democratiche", sono la rappresentazione più nitida del volto putrido, corrotto e criminale di questo sistema.

Un sistema che è più che mai in agonia, ma che di certo non è disposto a farsi da parte dalla sera alla mattina, e per questo ricorre alle forme più brutali ed esplicite di criminalizzazione del dissenso.

Se e' vero che le politiche di massacro sociale, devastazione ambientale, precarietà e di attacco frontale al salario diretto e indiretto portate avanti da padroni e governi fondano la loro legittimazione nel supremo principio borghese della legalità democratica, da cio' ne deriva che la pratica dell'illegalità di classe e di massa, del rifiuto radicale delle loro regole e dei loro diktat diviene ogni giorno di più una necessità oggettiva per chiunque intenda realmente contrapporsi a questa barbarie.
Ogni giorno diviene sempre più evidente agli occhi di milioni di proletari, lavoratori, disoccupati, precari e studenti che l'azione tesa alla riappropriazione diretta di diritti e bisogni primari (casa, salute, cultura, luoghi di socialita', ecc.) e al boicottaggio attivo dei disegni padronali (scioperi, picchetti, assedi ai palazzi del potere politico ed economico) rappresentano l'unica strada realmente percorribile per resistere "qui ed ora" alla crisi e alle misure di austerity che ci colpiscono ogni giorno. La risposta studentesca e proletaria alle cariche della questura e alla blindatura dell'universita', materializzatasi nell'occupazione del rettorato della Federico II e accompagnata dall'esproprio di attrezzature all'interno dell'inutile e sfarzosa torre d'avorio in cui e' rintanato un baronato accademico sempre più complice e servo del potere, sintetizzano al meglio cio' che intendiamo per riappropriazione: una necessita' storica frutto della miseria permanente a cui ci vogliono condannare, che nel mettere in discussione materialmente il loro dominio, non solo rompe in maniera netta con gli ultimi rottami della sinistra istituzionale e del sindacalismo concertativo di CGIL-CISL-UIL (le cui condizioni comatose sono state ulteriormente confermate dallo sciopero-funerale del 12 novembre), ma segna una discontinuita' netta anche rispetto alle logiche di autorappresentazione e spettacolarizzazione del conflitto ad uso e consumo mediatico con cui per anni un certo ceto politico "di movimento" ha tentato di esorcizzare la propria crisi politica, la propria inconsistenza programmatica e la propria incapacita' di dar voce al malessere di larghi strati proletari.

Queste fiammate possono e devono essere la base di partenza per avanzare sul terreno della ricomposizione di classe ed essere all'altezza del livello di scontro che ci viene imposto dai padroni, dal loro stato e dai loro apparati repressivi: in primo luogo e' necessario allargare il fronte ed unire la lotta studentesca con quella degli operai, dei cassintegrati, dei precari, dei disoccupati e di tutti coloro che da anni pagano il prezzo della crisi; ma si tratta anche di dotarsi di un'organizzazione politica di classe che sappia andare oltre la contingenza della singola scadenza o del singolo corteo e lavori in maniera stabile e sistematica al rovesciamento dello stato di cose presenti e alla nascita di una societa' libera dalla schiavitù del profitto: una prospettiva che torna di attualita', e che non possiamo chiamare in altro modo se non con la parola comunismo.

16/11/13

COC-Napoli

5.11.13

Roma - sgomberata occupazione "Sher Khan" in Via Giusti


SGOMBERATA OCCUPAZIONE "SHER KHAN" IN VIA GIUSTI 13

Questa mattina, un numero ingente di "forze dell'ordine" ha sgomberato lo stabile occupato, in Via Giusti 13, "Sher Khan".
Tale occupazione è parte della generale lotta per la casa, in una città che vive da sempre una endemica emergenza abitativa, ora notevolmente aumentata in tempi di crisi economica e sociale.
In attesa di conoscere i risvolti repressivi di questa azione poliziesca, ribadiamo con forza che nessuno sgombero può arginare una lotta che comprende ormai migliaia di proletari, dal nord al sud dell'Italia.
ALLA LOTTA!

Gli occupanti di Via Giusti 13

3/11/2013

STATO E FASCISTI NON FERMERANNO LA LOTTA PER IL DIRITTO ALLA CASA



I compagni del Laboratorio politico Iskra e Coc-Napoli esprimono la loro piena e incondizionata solidarieta' agli occupanti della palazzina "Sher Khan" di via Giusti a Roma, sgomberati questa mattina con un blitz poliziesco che ha portato alla denuncia di 17 occupanti e al fermo di altri due.
Tutto cio' e' il risultato di un infame gioco di sponda tra gli apparati repressivi e i loro servi fascisti: solo qualche giorno fa, infatti, un manipolo di "camerati" aveva dato vita ad un'occupazione fantasma a pochi metri da via Giusti, del tutto priva motivazioni e senza la benche' minima presenza di sfrattati e/o soggetti che vivono realmente il disagio abitativo, dunque con l'unico, evidente scopo quello di spingere le forze dell'ordine ad attuare lo sgombero dell'occupazione di via Giusti. La differenza abissale che passa tra questi infami e chi quotidianamente lotta per conquistarsi il diritto sacrosanto a un tetto e' ampiamente dimostrata dal fatto che i fascisti hanno amichevolmente abbandonato la loro "occupazione" alla sola vista dei primi agenti della digos, mentre gli occupanti di via Giusti (in gran parte disoccupati e immigrati) hanno resistito attivamente e in maniera combattiva fin quando possibile, allo sgombero.
Esprimiamo la nostra più totale vicinanza e solidarieta' nei confronti degli occupanti sgomberati dallo stato borghese e invitiamo tutte le realta' di lotta, romane e non, a schierarsi al loro fianco nelle iniziative che essi metteranno in campo nelle prossime ore, e a rilanciare la più generale battaglia contro padroni e governo contro le politiche di macelleria sociale e per il salario garantito a tutti i proletari.

La casa e' un diritto, l'affitto e' una rapina!
Ogni sgombero sara' una barricata!


4/11/2013

Laboratorio Politico Iskra
Comunisti per l'organizzazione di classe - Napoli
 

3.11.13

Angelic Upstarts - Anti-nazi


Why are you asking?
Do you want to know?
Understand the meaning
A lot to know
If the answers hurt your brain
My questions feed the pain

Do you want to hurt me
For the words I say?
Don't it make you find them to play
When they call the Jew
And my band will come play

Anti-Nazi is what I am
That's the way I stay
Till I Die

A Pakistani waiter
An orthodox Jew
A homosexual I couldn't be you
A Nigerian doctor
A nurse from Taiwan
My dad's a Muslim cleric I couldn't be you

Why are you asking?
Do you want to know?
Understand the meaning
A lot to know
If the answers hurt your brain
My questions feed the pain

Anti-Nazi is what I am
That's the way I stay
Till I Die

A Pakistani waiter
An orthodox Jew
A homosexual I couldn't be you
A Nigerian doctor
A nurse from Taiwan
My dad's a Muslim cleric I couldn't be you

Stand together, all with me
Fight the Nazis, we believe

Anti-Nazi is what I am
That's the way I stay
Till I Die