25.3.13

Ecuador, arrestati tre oppositori al progetto minerario di Kimsakocha

Siamo stati informati della situazione in cui si trovano tre dirigenti della lotta in difesa dell'acqua della provincia di Azuay: Carlos Perez Guartambel, Federico Guzmán e Efraim Arpi Soria sono stati condannati a causa del loro ruolo nell'organizzare le proteste delle comunità che difendono le fonti d'acqua minacciate dalle attività minerarie su larga scala nel 'páramo' [ecosistema di montagna delle Ande] di Kimsakocha. Sappiamo anche che il processo giudiziario che è stato avviato contro di loro sin dal maggio 2010, presenta gravi irregolarità che mettono in discussione l'imparzialità del sistema giudiziario.
Come organizzazione impegnata nella difesa dei diritti umani e della natura siamo preoccupati che tutto questo avvenga in un paese come l'Ecuador, che ha ratificato numerosi trattati internazionali che garantiscono diritti umani e ne sono i loro sostenitori, e che ha una Costituzione che stabilisce il diritto fondamentale all'acqua, garantendo la sovranità alimentare, e che riconosce di fatto il diritto di resistenza contro azioni o omissioni delle autorità, persone fisiche o giuridiche che violano o possono violare i diritti costituzionali.

Inoltre, l'Assemblea Costituente del 2008 ha concesso l'amnistia a centinaia di persone impegnate nella difesa dell'ambiente, riconoscendo che "molti uomini e donne del nostro paese si sono mobilitati in difesa della vita, delle risorse naturali e dell' ambiente; contro le società che hanno devastato l'ecosistema" le iniziative incriminate sono state diverse azioni di resistenza e di protesta, per le quali "alcuni di loro sono stati repressi e quindi perseguiti per reati politici e reati comuni connessi con quelli politici, in alcuni casi direttamente dalle società nazionali ed estere, in altri, da parte di intermediari e di funzionari pubblici.

La mancata osservanza di questo precedente giuridico nel nuovo quadro costituzionale,ha portato dal 2009 a nuovi casi di criminalizzazione in situazioni simili tutti attinenti alla difesa della natura, dei diritti umani e delle comunità; uno di questi riguarda il caso dei tre dirigenti Carlos Pérez Guartambel, Federico Guzmán Paute e Efraín Arpi Soria, in qualità di organizzatori nelle comunità di Victoria Portete e Tarqui dove di fronte alle minacce di un progetto minerario di scala industriale, sono state promosse iniziative e mobilitazioni non violente in difesa dell'acqua, come la realizzazione il 2 ottobre 2011, della prima consultazione comunitaria sulle miniere in Ecuador, in cui il 93% della popolazione ha votato contro l'attività mineraria nel suo territorio. Con passi come questi la lotta delle comunità per l'acqua è riuscita finora a salvare Kimsakocha.
Il progetto minerario Kimsakocha venne commissionato nel 2001, in mezzo a denunce di illegalità, alla compagnia IAMGOLD oggi associata all'INV Metals, entrambi canadesi, che utilizzeranno grandi quantità di acqua provocando la contaminazione delle sue sorgenti.

Nelle lande desolate del Kimsakocha nascono 2 dei 4 fiumi che attraversano la città di Cuenca e che servono per l'approvvigionamento idrico, per uso domestico e per l'irrigazione, di molte comunità indigene che dipendono da agricoltura e l'allevamento.

Cronologia di un processo giudiziario corrotto


Per queste ragioni Carlos Pérez Guartambel ha subito una pena detentiva nel 2009. Successivamente, il 4 maggio 2010, durante la mobilitazione non violenta contro la "Ley de Aguas" la stessa repressione ha colpito Carlos Perez, Federico Guzmán e Efraim Arpi.

Al momento del loro arresto la polizia li accusava di: "sedizione, alterazione dell'ordine pubblico, aggressione a pubblico ufficiale e distruzione di beni pubblici, oltre all'interruzione e ostruzione dei servizi pubblici."

Lo stesso giorno, il Tribunale penale, ricevendo l'accusa della procura impone l'ordine di custodia cautelare con l'accusa di sabotaggio e terrorismo ai servizi pubblici, secondo l'articolo 158 del codice penale. Il 7 maggio, il presidente della Corte Provinciale di Azuay, revoca la detenzione preventiva. Venti giorni dopo, il Tribunale penale in risposta a un nuovo ordine di detenzione dal pubblico ministero, dà misure alternative: divieto di frequentare luoghi di protesta e divieto di lasciare il paese oltre l'obbligo di presentarsi al pubblico ministero ogni 8 giorni.
I provvedimenti contro i tre si susseguono fino ad arrivare al 14 agosto del 2012, quando la Camera penale della Corte Nazionale con voto a maggioranza condanna alla detenzione i leader indigeni difensori dell'acqua e della Pachamama ['madreterra' in lingua quechua].(...)

Il 15 gennaio 2013 viene notificata la sentenza.

Questo fatto costituisce un pericoloso precedente giudiziario per il movimento sociale ecuadoriano, da questo momento il diritto alla resistenza e alla protesta sociale pacifica può essere violato, tanto più se viene approvato il progetto di riforma del codice penale proposto dall'esecutivo, che rafforza le pene e le misure di detenzione.

Noi chiediamo ed esigiamo:

Prendiamo atto con profonda preoccupazione la violazione del diritto di resistenza contro progetti minerari industriali, (...)a Kimsacocha, che colpiscono il sistema idrico della comunità. Non possiamo accettare che l'esercizio dei diritti stabiliti nella Costituzione ecuadoriana si traducano nelle azioni repressive che criminalizzano chi difende la natura e i diritti delle comunità.

Condanniamo la sentenza contro i tre dirigenti sostenitori della difesa dell'acqua a Azuay (...)

Denunciamo alla comunità internazionale questa condanna giudiziaria e il rischio che corrono centinaia di capi delle comunità che sono vittime della persecuzione giudiziaria.

Herman@s

Oggi dobbiamo pagare la condanna al carcere per difendere l'acqua(...). Non possiamo crederci, è dura da accettare, non auguro a nessuno quello che sta succedendo, più per i miei piccoli che rimangono con la madre e mia compagna; (...) per l'acqua tutto senza acqua niente, (...) con l'acqua possiamo parlare, guarire,vedere, piangere, vivere, per questo resistiamo; tutto per la yakumamita, per noi, per i nostri figli e i loro figli, veniamo dall'acqua e acqua diventeremo
un abbraccio fraterno

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