21.7.13

Danilo Montaldi - Bisogna sognare!

Una sorte fatale -scriveva Lenin- tocca ai rivoluzionari: 30 anni dopo la loro morte essi diventano delle icone. E' una sorte che è toccata allo stesso Lenin; quella di venire imbalsamato. E sarebbe assai meno preoccupante la presenza del suo cadavere conservato in piena Piazza Rossa, se essa non significassa che prima ancora che i resti dell'uomo si è cominciato a «mettere in conserva» il corpo delle sue idee, della sua dottrina, delle sue esperienze.
Da allora l'iconografia leniniana ha assunto aspetti diversi e contraddittori: Lenin è stato rappresentato come un vecchio benevolo maestro tra discepoli, tra i quali il più adulto, Giuseppe Stalin il preferito (come San Giovanni discepolo di Cristo) stava sovente seduto con lui a meditare. Lenin è stato rappresentato nell'iconografia ufficiale come un buon democratico che pensa ai poveri, come un saggio filantropo, come un riformatore borghese. E chi non ricorda il libro di Malaparte (morto in pace con tutte le Chiese), secondo il quale Lenin sarebbe stato un piccolo borghese, un amministratore zelante e codino della rivoluzione, un travet del bolscevismo? Questa versione della figura di Lenin, provocava la legittima reazione di Trotzky, che non si stancò mai di combattere le basi del mito di Lenin creato a danno del suo pensiero dinamico e sovversivo.
Quando Majakovskij disse a Lenin che era stato «il più umano degli uomini», disse la verità. Lenin criticò sempre i patetici del socialismo, i patiti del sentimentalismo piccolo-borghese, i sognatori di paradisi proletari che non volevano «sporcarsi le mani» nel presente. E ne metteva a nudo con lucidità l'anima servile ed opportunista.
Ma Lenin è stato anche l'uomo che ha sognato più di ogni altro. Senza con questo cadere nelle lacrime; ma con un concreto senso dell'avvenire. E ha parlato del «sogno» come di una necessità proprio in un libro di organizzazione, il libro che di Lenin è il meno accettato dalla coorte di parolai.
In Che fare?, Lenin scrive: «"Bisogna sognare!". Scrivendo queste parole sono stato preso dalla paura>>, perché ha subito immaginato le reazioni dei «socialisti scientifici» e dei parolai del suo tempo. Qualcuno gli avrebbe immediatamente chiesto se lui, Lenin, aveva il diritto di sognare «senza l'autorizzazione preventiva dei comitati del partito». «Poi si alza il compagno Martynov, il quale -scrive Lenin- continua ancora più minaccioso: "Diro di più. Vi domando: ha un marxista il diritto di sognare se non ha dimenticato che, secondo Marx, l'umanità si assegna sempre dei compiti che si sviluppano insieme con il partito stesso?».
E Lenin chiarisce il proprio pensiero: «la sola idea di queste domande minacciose mi fa fremere, e non penso che a trovare un nascondiglio.» Cerchiamo di nasconderci dietro Pisarev.
"C'è contrasto e contrasto, -scriveva Pisarev a proposito del contrasto fra il sogno e la realtà. -Il mio sogno può andare oltre il corso naturale degli avvenimenti in una direzione verso la quale il corso naturale degli avvenimenti non può mai condurre. Nel primo caso, non reca alcun danno; anzi, può incorraggiare e rafforzare l'energia del lavoratore... In quei sogni non c'è nulla che possa pervertire o paralizzare la forza operaia; tutt'al contrario. Se l'uomo fosse completamente sprovvisto della facoltà di sognare in tal maniera, se non sapesse ogni tanto andare oltre il presente e contemplare con l'immaginazione il quadro compiuto dell'opera che è abbozzata dalle sue mani, quale impulso, mi domando, l'indurrebbe a cominciare e a condurre a termine grandi e faticosi lavori nell'arte, nella scienza e nella vita pratica?... Il contrasto tra il sogno e la realtà non è affatto dannoso se chi sogna crede fortemente al suo sogno, se osserva attentamente la vita, se confronta le sue osservazioni con le sue fantasticherie, se, in una parola, lavora coscienziosamente all'attuazione del suo sogno. Quando vi è contatto tra il sogno e la vita, tutto è per il meglio."
Dei sogni di questo genere ve ne sono disgraziatamente troppo pochi nel nostro movimento, -conclude Lenin dopo aver citato Pisarev. -E ne hanno colpa soprattutto i rappresentanti della critica legale e del "codismo" illegale, che fanno pompa della loro ponderatezza, del loro "senso della realtà".
Il senso della realtà. Dietro queste parole si è sempre nascosto l'opportunismo più limitato. Gli ipotenti hanno "il senso della realtà"; quelli che si accomodano nelle poltrone ufficiali hanno il "senso della realtà", e non fanno niente perché hanno il "senso della realtà"; quelli che disertano le file del movimento operaio lo fanno anche loro «"perché hanno il senso della realtà"».
Ma Lenin preferiva sognare; e si chiedeva: Che fare?
A questo punto Kolakowski rivela come «i due uomini che hanno scritto un libro con questo titolo -Cernysevskij e Lenin- rappresentano due fasi dello sviluppo di questo sforzo ostinato: di questo confronto costante tra l'esperienza quotidiana e l'ideale soltanto immaginato; di questo costante dialogo tra la realtà sotto la forma che essa ci presenta e la realtà ideale».
Bisogna sognare; e dare forma al sogno; dargli figura organizzativa. Il sogno è il soffio di una realtà più profonda. Il sogno di Lenin ha creato le basi di una nuova civiltà. Lenin non volle avere quel «senso della realtà», e «sognando» realizzò quanto nessun «realista» riusciva nemmeno ad immaginare.

Danilo Montaldi

da "Azione Comunista" n° 36, 1958

Nessun commento:

Posta un commento