dal blog:' i consigli di zia jo'
Le ho conosciute le Femen italiane al secondo Feminist Blog Camp,
non erano quelle famose alte magre magre molto bianche bionde tipo Inna
Schevchenko, che trovi in ogni dove sui quotidiani più pruriginosi
(tipo RePubica e Le Ore), erano proprio ragazze italiane: simpatiche,
intraprendenti, con le idee chiarissime su ciò che vogliono ottenere e
su come.
Le ho tempestate di domande e mi hanno
riposto belle precise e dirette come piacciono a me, perfino sulla loro
contrarietà alla prostituzione volontaria. Però io non sto con le Femen,
e mi spiace un po’ dirlo perchè mi sembra retorico ma forse era anche
ora che lo dicessi che le loro azioni non le condivido proprio per niente.
Per oggi le Femen hanno organizzato la
“Topless Jihad” per la “liberazione” di Amina (una Femen tunisina di cui
non si hanno notizie confortanti per il momento) in varie città e non
si capisce perchè l’azione più clamorosa si sia tenuta a Parigi davanti
ad una moderatissima moschea, che proprio un covo di cattivi salafiti
non è, oltretutto in Francia che non mi risulta essere la Tunisia, ma
forse gli si sarà spirato il passaporto sennò potevano prendere anche la
nave, ricordo che un tempo c’era il traghetto Tirrenia che partiva una
volta a settimana da Cagliari, ma volendo potevano prendere pure la SNCM
che i corsi, per dirla alla Julio Iglesias, sono un po’ pirati un po’
signori..
Ma sto divagando.
Tra i mille gossip che circondano le loro azioni arriva perfino la voce che alcune attiviste francesi abbiano abbandonato
Femen durante questa “topless jihad”: purtroppo ormai non si sa più se
credere o no a ciò che accompagna questa organizzazione, l’unica cosa
reale sono le immagini di poliziotti che si accaniscono su ragazze
seminude e indifese, spesso trascinate con la forza: uomini
coraggiosissimi che compiono sforzi sovrumani per allontanare queste
esili donne armate di tette nude pericolosissime, come ben insegna la
mitica Afrodite A.
Trovo curioso anche che le Femen non
siano andate a manifestare pro Amina durante il Forum Sociale Mondiale
che si è chiuso solo 4 giorni fa proprio a Tunisi: lì avrebbero trovato
le compagne anarcofemministe di Feminism Attack e molte altre femministe
tunisine. C’erano perfino le donne che rivendicano il niqab come
strumento antioppressivo e anticoloniale, magari ci si poteva, perchè
no, parlare, ma si sa che io ho idee stranissime su come debbano andare le cose tra esseri umani.
Tra le tante anime che agitano la Tunisia
in questa grande transizione nessun movimento di supporto è nato per il
caso di Amina, un caso tutto occidentale che trova il suo apice nella
marea islamofoba che ormai monta in tutta Europa e trova terreno fertile
in tante donne bianche che non lottano più per se stesse ma per
liberare bovera donna afrigana obbressa.
In questi giorni ormai lo smarcarsi
prende il largo, mi imbatto perfino in una pagina facebook dal titolo
esplicativo: “La Femme Tunisienne n’est ni Femen ni Meherzia” dove per
Femen si intende Femen e per Meherzia si intende proprio Meherzia Labidi
del partito Ennahda: invece delle immagini di Amina che occhieggiano
ovunque dai nostri informatissimi media troviamo le foto
dell’immarcescibile Nawal al Sa’dawi, vera fonte di ispirazione e grande
punto di riferimento per tantissime femministe arabe.
Sui siti italici invece è tutto un
montare di notizie assurde e fugaci tra blogger che ci danno notizia
dell’instaurazione della shari’a (così, da un giorno all’altro) e
giornalisti che si inventano lapidazioni pubbliche di donne con il seno
scoperto: tutto ciò farebbe anche molto ridere se non fosse che fino a
poco tempo fa questa gente stava tutta affacciata a osservare la famosa
“primavera araba”. I technocuriosi che erano impegnati a discettare di
politica su Nawaat de Tunisie e
a fare tanto i fighi su come il “dégage” poteva finire ora non sanno
più nulla, che sarà successo bho, questi tunisini sono spacciati, per
fortuna ci sono le Femen che fanno finalmente luce sulla condizione
delle donne tunisine e forse forse riusciranno pure a toglierglielo
questo velo, magari strappandoglielo anche di dosso, chissenefrega.
Io non sto con le Femen, non riesco
proprio a starci, preferisco mille volte stare con le donne che
desiderano autodeterminare la propria lotta senza interventi
neocolonialisti di donne islamofobe che ormai si trovano un po’ ovunque,
sono come la zizzania, tutte molto impegnate a fare guerra a sorelle
che per un malcelato razzismo sarebbero più oppresse di loro e che
proprio non ne vogliono sapere di essere liberate. Fortunatamente.
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