La lotta condotta dai lavoratori organizzati nel SI
Cobas al magazzino centrale Ikea di Piacenza, si è conclusa con il
reintegro di quattro delegati che erano stati tenuti fuori per tre
mesi (mentre altrettanti hanno accettato una buonuscita) ed è aperta
la trattativa per una soluzione positiva per il 9° lavoratore
licenziato. Questo è un risultato importante per una serie di
motivi:
E' stato respinto il tentativo di un colosso
multinazionale come Ikea di estromettere i lavoratori attivisti del
Si Cobas dai propri magazzini, e garantire il monopolio ai sindacati
confederali, che non fanno rispettare neppure i contratti da essi
firmati. Davide ha piegato il gigante Golia.
Il magazzino Ikea di Piacenza è il maggiore hub di
distribuzione in Europa, che rifornisce i vari negozi in Italia di
una parte dell'Europa e nel Mediterraneo. E' quindi di importanza
strategica per la multinazionale, che fino ad oggi ha potuto basare
la sua competitività sul mancato rispetto dei diritti e salari dei
lavoratori e su una gestione arbitraria della flessibilità degli
orari, tramite il sistema delle cooperative. Il SI Cobas aveva
avviato in ottobre una lotta per far rispettare le regole stabilite
nella distribuzione degli orari di lavoro, disattese dalle
cooperative, e l'agibilità delle RSA del SI Cobas. Per questo la
cooperativa San Martino, con l'appoggio attivo di Ikea, aveva
immediatamente ed illegalmente estromesso il delegato SI Cobas che
aveva avviato la lotta, poi sospeso tutti gli operai entrati in
sciopero per difendere il delegato.
L'offensiva Ikea-cooperative non è passata
innanzitutto grazie alla tenace determinazione di un “nucleo duro”
di operai del magazzino, che per tre mesi, ogni giorno, al freddo,
sotto la pioggia e la neve, hanno tenuto in piedi il presidio davanti
ai cancelli, organizzato scioperi e picchetti interrompendo a
ripetizione il flusso delle merci in entrata e in uscita. Non solo la
dozzina di operai più attivi, individuati come quelli da
estromettere, ma anche altri operai, che dopo un mese di arbitraria
sospensione sono stati riammessi in magazzino per rompere il fronte.
Immigrati e italiani insieme, non hanno ceduto alle lusinghe (“date
disdetta dal SI Cobas, e tutti saranno riammessi”) né alle minacce
(di licenziamento), né alle manganellate delle “forze
dell'ordine”, né alle denunce fatte arrivare quando hanno visto
che le manganellate non bastavano. La loro profonda convinzione di
lottare per una causa giusta, l'esempio delle lotte di massa in Nord
Africa per la maggioranza di lingua araba di questi operai, il loro
istinto di classe maturato in consapevolezza nel corso della lotta,
sono stati di esempio per tutti coloro che si sono affiancati alla
lotta.
La direzione della lotta da parte del SI Cobas è
stata ferma, senza tentennamenti nonostante gli attacchi concentrici
e profezie di sventura, alimentando e sostenendo da un lato la
determinazione del nucleo duro, dall'altro organizzando la
partecipazione attiva di operai di altre cooperative (TNT, GLS in
particolare) che dopo il turno di lavoro hanno dato man forte ai
picchetti, elevandone anche il fattore morale, organizzando una cassa
di resistenza che ha permesso ai lavoratori colpiti dalla repressione
di sopravvivere con le loro famiglie per tre mesi senza salario
(evitando la chiusura di luce e gas, ecc.); organizzando tre
manifestazioni cittadine a Piacenza e muovendosi infine su tutti i
terreni di scontro, compreso quello legale e istituzionale, con
denunce delle illegalità commesse dalle cooperative presso la
Direzione Provinciale del Lavoro di Piacenza (e minaccia di ricorrere
all'istanza regionale dell'Emilia Romagna a seguito dell'inazione di
quella provinciale), presso la stessa Prefettura, avviando una
vertenza legale per il recupero degli ammanchi sulle buste paga negli
ultimi anni, che ha permesso di recuperare le simpatie di operai meno
sindacalizzati, che si erano ritirati dalla lotta sotto la pressione
di capi e capetti; non disertando appuntamenti istituzionali in sede
comunale e provinciale, dove le istituzioni locali, per quanto legate
agli interessi Ikea e delle cooperative, erano costrette a
riconoscere il SI Cobas come interlocutore; entrando infine anche
nella battaglia mediatica, con una propria tempestiva comunicazione,
nonostante le armi impari essendo i media locali in gran parte
asserviti agli interessi Ikea-cooperative.
Ma tutto questo non sarebbe probabilmente bastato se
la lotta dell'Ikea di Piacenza non avesse suscitato un ampio sostegno
politico esterno, a partire da quello del Coordinamento delle lotte
dei lavoratori delle cooperative, e di compagni e organizzazioni che,
oltre a partecipare ad alcuni picchetti a Piacenza quando possibile,
in molte città (Milano, Torino, Bologna, Napoli, Verona, Genova)
hanno promosso iniziative di informazione denuncia e sollecitazione
di solidarietà rivolte alla clientela Ikea nelle varie città. In
molti negozi sono stati distribuiti volantini con tagliandi da
consegnare alle casse, che hanno riscontrato alti livelli di adesione
tra i clienti, coinvolgendo indirettamente i cassieri Ikea. In alcune
occasioni i presìdi hanno fatto speakeraggio all'interno dei negozi,
mettendo in forte difficoltà le direzioni, che non potevano invocare
l'intervento delle forze dell'ordine (né della sicurezza interna)
tra i clienti. In alcuni negozi del milanese le direzioni hanno fatto
distribuire ai clienti dei contro-volantini in cui Ikea vantava la
cooperazione di CGIL, CISL e UIL, ovviamente per il bene dei
lavoratori e del territorio piacentino. Queste iniziative, cui si è
aggiunto anche il bombardamento informatico del sito Ikea
“spazioalcambiamento” hanno colpito pesantemente l'immagine del
gruppo, teso a promuoversi come azienda progressista, democratica,
sensibile ai temi sociali. Data anche la risonanza legata al marchio,
la notizia della lotta di Piacenza ha varcato i confini nazionali,
assommandosi alle notizie sull'uso gratuito della manodopera dei
prigionieri della Germania Est diffusa dalla stampa internazionale.
In un negozio dell'Ikea a Stoccolma un gruppo di giovani ha
dimostrato con cartelli la propria solidarietà con i lavoratori di
Piacenza.
In questo modo la battaglia sull'Ikea ha permesso di
allargare la “sfera di solidarietà” intorno alle lotte dei
lavoratori, prevalentemente immigrati, della logistica, soprattutto
in ambiti giovanili, rafforzandone la consapevolezza di classe.
L'intervento degli apparati dello Stato, con i manganelli, le
denunce, e perfino il divieto di entrare nel Comune di Piacenza,
oltre a cercare di intimidire gli immigrati, più ricattabili sul
piano legale, ha teso anche a spezzare questo legame sorto tra gruppi
giovanili e gruppi operai.
La lotta Ikea, dal momento in cui è divenuta lotta
contro l'estromissione dei delegati SI Cobas, è diventata una lotta
politica, che ha visto lo schierarsi di tutte le forze politiche
locali. È subito apparso evidente un blocco politico
pro-Ikea-cooperative che va dal centro-destra al centro-sinistra.
Ikea è una potenza a Piacenza, occupando diverse centinaia di
lavoratori e fornendo entrate fiscali localmente (in cambio di
terreni avuti a costi irrisori). Le cooperative del consorzio CGS,
presenti in Ikea, fanno parte del sistema di potere economico e
politico emiliano, che trova espressione nel PD ed associa i
sindacati confederali. Sono intervenuti questura e Prefetto. Le
iniziative poliziesche erano sotto la regia del ministero degli
Interni. La soluzione della vertenza è stata raggiunta nella sede
del Consiglio Comunale con la “mediazione” di sindaco e
assessori, che inutilmente hanno cercato fino all'ultimo di sancire
l'espulsione dei delegati SI Cobas, in cambio di denaro o del
trasferimento ad altra sede. Solo la certezza che le azioni ai
cancelli e ai negozi sarebbero state riprese ed estese ha indotto,
prima Ikea e poi i politici locali ad accettare il reintegro dei
quattro, con il disappunto dei sindacati confederali che non vedevano
l'ora di sbarazzarsi di una “concorrenza” anomala che non
accettava accordi sottobanco.
La vicenda Ikea è tutt'altro che conclusa a
Piacenza. Non solo rimane un operaio licenziato con l'accusa (falsa)
di avere impedito con la violenza l'ingresso di una dipendente –
licenziamento che sarebbe illegittimo anche se l'accusa avesse
fondamento, perché il fatto sarebbe avvenuto fuori del magazzino.
Rimane da riconquistare la maggioranza dei lavoratori
all'autorganizzazione, dopo che oltre metà dei 216 iscritti al SI
Cobas avevano lasciato il sindacato per non subire rappresaglie quali
il taglio dell'orario di lavoro e del salario a meno della metà. Il
rientro dei delegati che i padroni volevano espellere ha dato anche
ai lavoratori rimasti passivi durante la lotta la dimostrazione che,
se organizzati e determinati, gli operai possono sfidare il capitale
e ottenere rispetto, che la lotta paga. E questo successo è la base
da cui partire per convincere la maggioranza che con l'organizzazione
e la lotta si può vincere, con la sottomissione non si può che
perdere. Rimangono i problemi per risolvere i quali era iniziata la
lotta in ottobre...
Questa lotta infine, per le simpatie che ha
suscitato, spinge al consolidamento di un movimento più ampio di
sostegno alle lotte operaie, su scala nazionale.
In questa direzione il nostro coordinamento milanese
intende lavorare rendendo sempre più organizzata la solidarietà
all’interno di questo processo di lotte diventato laboratorio di
conflitto.
DOMENICA 10
FEBBRAIO ORE 14.30 - ASSEMBLEA DEI FACCHINI DELLE COOPERATIVE
A Piacenza presso la coop infrangibile , Via Alessandria 16
(3° svincolo a destra su via Emilia
pavese in uscita dal centro – 3° a sinistra in direzione centro venendo
dal casello di Piacenza Ovest)
Incontro / confronto per fare un
bilancio della lotta dei lavoratori delle cooperative in appalto
all'Ikea, per ragionare sulle prospettive che questa lotta ha aperto,
per mettere in relazione i lavoratori con tutte le strutture che ne
hanno sostenuto la lotta da Milano a Piacenza a Cremona a Bologna, per
dare continuità e organizzazione alla solidarietà di classe e
verificarne le prospettive.
Coordinamento di sostegno alle lotte dei lavoratori delle cooperative - S.I. Cobas
Contatti per adesioni:
coordinamento@sicobas.org -
coord.cooperative@gmail.com - cell. 3381168898
fonte: S.I.Cobas (Sindacato Intercategoriale-Lavoratori Autorganizzati)
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