Vogliamo fare alcune valutazioni in
merito alla manifestazione di sabato a Milano, dopo l’aggressione
poliziesca avvenuta a Basiano contro il presidio di lavoratori in
sciopero.
I fatti sono a tutti noti e riteniamo inutile dilungarci sulla loro estrema gravità.
Basti dire che sono decenni che, in
Italia, la polizia non interveniva con una simile proditoria ferocia
contro uno sciopero di lavoratori, provocando un tal numero di feriti ed
arresti.
Al punto che un po’ tutti, nel
cosiddetto “movimento”, hanno pubblicamente espresso la valutazione che
tale episodio possa segnare una “correzione di tiro” verso l’alto nei
conflitti di lavoro.
Non ci soffermiamo più di tanto sulla
“brillante assenza”, per non dire menefreghismo, da parte di quello che
viene ancora considerato il “primo sindacato italiano”: la CGIL,
troppo impegnata nelle sue “passeggiate romane” insieme ai “compari di
merenda” CISL e UIL, dopo che il “governo amico” del professor Monti sta
massacrando con nuove leggi i diritti di milioni di occupati, precari,
disoccupati, pensionati. Troppo impegnati, questi “sindacati”, a far
finta di cambiare una deriva di classe che loro stessi hanno contribuito
e contribuiscono ad alimentare… In ossequio ai “tecnici” che stanno
“salvando” solo i profitti dei padroni.
Vale invece la pena di rivolgersi
direttamente alle formazioni, ai gruppi, ai collettivi, ed ai singoli
compagni che avevano in prima battuta dato la loro disponibilità
formale di denuncia verso l’aggressione poliziesca e di preparazione di
una manifestazione che costituisse una adeguata risposta ad essa.
Noi riteniamo che solo una piccola parte di queste realtà abbia fatto sino in fondo ciò che doveva fare.
Partiamo dalla FIOM. La segreteria
milanese di questo sindacato, dopo aver espresso la sua solidarietà coi
lavoratori migranti selvaggiamente aggrediti, si è ben guardata dal
costruire una benchè minima solidarietà fattiva. La posizione
parlamentaristica di riciclaggio dei vecchi rottami della “sinistra”
assunta dal suo gruppo dirigente, che impedisce alla FIOM di aderire
all’ Appello dei promotori della manifestazione, non giustifica
l’atteggiamento pilatesco assunto da questo “sindacato dei lavoratori”.
Abbiamo visto qualche sparuta bandiera FIOM e, per loro iniziativa, la
sola presenza delle rappresentanze di fabbrica della Jabil e della
INNSE. Tutto qui? Tutto qui per un sindacato “critico” verso la sua
confederazione, che indice giustamente mobilitazioni contro la
manomissione dell’articolo 18, ma che non si degna più di tanto quando
in ballo vi sono diritti non meno vitali come quello di sciopero?
Problemi di concorrenza con altre sigle
sindacali? Non è, comunque sia, vergognoso un comportamento del genere
visto che in gioco vi sono il lavoro e l’incolumità fisica dei
lavoratori?
E l’USB, che pur era tra gli aderenti alla manifestazione… Tutta qui l’USB? E lo SLAI-COBAS che fine ha fatto?
Se poi si sposta lo sguardo sulle
formazioni politiche che pur avevano aderito alla manifestazione, ci
viene ancora una volta da dire: la Federazione milanese del PRC è
condensata in quattro bandiere messe lì tanto per dire “io c’ero” e per
far riportare da “il Manifesto” le dichiarazioni del suo segretario? E
gli altri? E’ più importante il “No Debito” delle manganellate e dei
lacrimogeni ad altezza d’uomo sparati sugli operai? A parte qualche rara
eccezione, dove era “il popolo della sinistra”, così “sensibile” a
tanti accadimenti, ma che volge lo sguardo quando la sua “classe di
riferimento” viene vigliaccamente aggredita a due passi da casa? Era una
bella giornata di sole e si è preferito farsi un giro al mare o in
montagna?
Passando sul terreno dei centri sociali,
il discorso ahimè non cambia. Concorrenza col Centro Sociale Vittoria?
Cura dei propri orticelli? Dispute tra parrocchiette? Fatto è che,
ancora una volta, il tema è la difesa della classe operaia in quanto
tale ( i migranti delle logistiche ne sono parte integrante vero? ) e
dunque la massima mobilitazione, come avviene per altre questioni,
dovrebbe essere naturale per chi è contro il capitalismo. O no?
Riteniamo in sostanza che la risposta
politica a questo grave attacco fatto dallo Stato contro operai in
sciopero non sia stata assolutamente all’altezza.
Come non all’altezza sia stato il
“clima” del corteo: fiacco ( a parte la testa dei lavoratori coinvolti
nell’aggressione ), sfilacciato, senza parole d’ordine unificanti e
coinvolgenti, in preda a musiche e canti di vario tipo… che davano
l’aria più della Kermesse che della manifestazione di protesta, in cui
affiorasse una indignazione minimamente palpabile.
Insomma, i coraggiosi e combattivi
lavoratori di Basiano, e con loro tutti i compagni delle altre
logistiche in lotta, i più tartassati, i più sfruttati, quelli che
tengono alto il nome della lotta operaia, non meritavano secondo noi un
contorno siffatto.
Ci teniamo a sottolineare, per chi
ancora non l’avesse capito o faccia finta di non capire, che i settori
di classe oggi investiti dalla repressione di Stato prefigurano il
futuro prossimo di milioni di lavoratori, di ogni provenienza, età,
condizione. Le lotte della logistica, se organizzate e dirette, possono
fare da cerniera tra i vari settori della classe sottoposti a tagli,
ridimensionamenti, licenziamenti.
E noi tutti, se vogliamo veramente
organizzare una benchè minima resistenza all’attacco padronale e
statale, se vogliamo costruire una opposizione di classe che si
allarghi, si generalizzi, metta piede in ogni luogo di lavoro, dobbiamo
cambiare registro.
In caso contrario, i tempi duri sono solo agli inizi.Milano 18/06/’12 COMUNISTI PER L’ORGANIZZAZIONE DI CLASSE- COMBAT
fonte: Combat-coc.org
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