Prima ti fanno ammalare, poi ti “curano”.
Ma, se “guarisci”, ti “recuperano”.
Ritorni, cioè, nella stessa condizione che ha creato la tua malattia.
Torni a fare la stessa vita.
Semplicemente perché non ce n’è un’altra di condizione.
E neanche di vita.
Gli stessi che creano il disagio, fanno finta di curarlo,
lucrando sulla causa come sull’effetto di questo.
“Se l’uomo è formato dalle circostanze, si devono rendere umane le circostanze.
Se
l’uomo è sociale per natura, egli sviluppa la sua vera natura solo
nella società, e la potenza della sua natura deve trovare la sua misura
non nella potenza dell’individuo singolo, ma nella potenza della
società”.
K.Marx-F.Engels “La sacra famiglia” 1845
Il “male oscuro” del capitalismo.
PASTICCHE O RIVOLUZIONE?
“La
rivoluzione non è necessaria soltanto perché la classe dominante non
può essere abbattuta in nessun’altra maniera, ma anche perché la classe
che l’abbatte può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso
tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondarsi su basi
nuove la società”.
K.Marx-F.Engels “L’ideologia tedesca” 1845-1846
Quelli
che per natura dovrebbero essere i fattori di sviluppo, maturazione ed
integrazione degli esseri umani nella “società civile”, costituiscono
spesso, sempre piu’ spesso, i “fattori ambientali” che incidono sul
rischio di vivere male, o di ammalarsi del “male oscuro”.
In Italia
gli adulti che hanno sofferto di episodi piu’ o meno prolungati di
“depressione” negli ultimi 12 mesi sono 5,4 milioni ( il 10,6% della
popolazione ) cosi’ distribuiti: il 15% tra i 18-34 anni, il 41% tra i
35-54 anni, il 16% tra i 55-64 anni, il 28% oltre i 65 anni. L’età di
apparizione del “male oscuro” si sta abbassando sotto i 20 anni e le
donne sono le piu’ colpite perché piu’ esposte ai cosiddetti “fattori
stressogeni”, tra le aumentate difficoltà nel trovare e mantenere lavoro
e reddito poco inclini ad essere compatibilizzate con famiglia, figli,
lavoro domestico.Giovani, piu’ spesso donne, vittime “oscure” della
disoccupazione, del precariato o del superlavoro: questo l’identikit del
depresso metropolitano del terzo millennio.Le asettiche
“spiegazioni” sociologiche sulla endemica difficoltà insita nella
complessità sociale contemporanea fanno il paio con la “cura” delle
“anomalie di vita”.
In sostanza, dopo l’indagine conoscitiva, c’è la
medicina, che spesso diviene psicofarmaco, pasticca ( a Milano, negli
ultimi 12 mesi, l’8% della popolazione ha fatto uso di antidepressivi!
).
Eppure, secondo stime mediche italiane ed europee, solo il 20% dei
pazienti ha “bisogno” di farmaci, perché solo il 20% dei pazienti è
“malato” di depressione maggiore.Il restante 80% “curato” come
depresso è afflitto, in ordine di importanza, da disturbi d’ansia, mal
di testa, difficoltà del sonno, pressione alta, dolori addominali,
tristezza.Una pillola un po’ come quella del vecchio servizio militare di leva, che va bene per tutto.E
quando la pasticca universale non basta, c’è pronto l’esercito degli
psicoterapeuti, i gruppi di autoaiuto tipo “alcolisti anonimi”, le erbe e
la “medicina alternativa”, la terapia con la corrente continua, la
fototerapia, la stimolazione magnetica transcranica, quella del nervo
vago e quella cerebrale profonda.
Se non basta ancora, il
caleidoscopio dell’intervento antidepressivo comprende ancora la
cronoterapia che vorrebbe riequilibrare i ritmi biologici fino a
“resettarli”, migliorando l’umore complessivo fin dal primo giorno di
cura…..
Naturalmente non ci sono dati riscontrabili circa l’efficacia
di questo bombardamento di farmaci, anche perché il “male oscuro”
spesso si ripresenta dopo apparenti “guarigioni” tendendo, dopo il 3°
episodio significativo, alla sua cronicizzazione.Per gli sconsolati
“malati” non rimane che la fede, con la sua “speranza ultima a morire”,
con la sua ricetta compassionevole in bilico tra esorcismo ed attesa
messianica del paradiso post-mortem.Gli unici dati certi e
statisticamente dimostrabili sono quelli che indicano come nella
depressione si alterano molti ritmi biologico-naturali: l’umore, che di
norma è migliore al mattino, si rasserena solo la sera; si dorme poco e
male, soprattutto la notte; si sfasa la produzione ormonale togliendo il
buonumore.In ultimo, a testimonianza della contraddizione piu’
evidente, la stagione piu’ vitale, la primavera, è quella che conosce il
maggior numero di suicidi per depressione.
Siamo di fronte ad una
sorta di difficoltà di massa a riconoscere ed integrare il proprio corpo
e la propria mente con i ritmi biologici e naturali.
Come se questo
fosse possibile, come se i ritmi biologici e naturali non entrassero da
soli in rotta di collisione con l’organizzazione della presenta società
storicamente determinata.
Come se dietro sia la causa che l’effetto del “male oscuro” non ci sia solo e sempre il profitto!
Basti
guardare alla concentrazione metropolitana, uguale a Roma come a
Bangkok, a Seul o Città Del Messico, a Los Angeles come a Pechino,
frutto ovunque dello stesso processo storico di planetizzazione
capitalista, ed alla sua inevitabile quanto identica spersonalizzazione ,
alla sua difficoltà relazionale, al suo vangelo competitivo fatto di
efficienza e produttività 24h. su 24h., all’alta velocità nei trasporti,
nei movimenti, nei rapporti.
In Italia, i comuni sopra i 250.000 abitanti, rappresentano il 30% della popolazione.Qui,
la casa bisogna pagarla il doppio che altrove, ed avere in premio le
strade piu’ sporche, il traffico piu’ intenso, l’aria piu’ inquinata, i
trasporti piu’ cari e meno puntuali, i “panorami” piu’ squallidi.Ma
si puo’ solo anche sopravvivere nella bruttezza di certi quartieri della
periferia metropolitana, che anche se a non sono favelas, a Roma sono
Corviale ( 2 palazzi di cemento armato lunghi un chilometro ed affollati
da migliaia di abitanti stipati in 1200 appartamneti ) e a Napoli
Scampia massicciamente presidiata dalla camorra e dallo spaccio?
Il
“bello” è che gli architetti costruttori e le giunte comunali, che si
sono ben guardati dall’abitare nelle loro creature, le spacciano per
“luoghi della socializzazione” inventandosi perfino alcune per altro
disertate “feste dei condomini”!
Blocchi di cemento iperaffollati
“difesi” da sbarre “antirapina” alle finestre, dormitori “venduti” come
“realizzazione sociale collettiva”, addirittura come possibili luoghi
della socialità e del tempo libero!
Quartieri privi di piazze, di
teatri, di cinema, di circoli ricreativi, dove anche le vecchie sezioni
di partito sono sparite…..il nulla, peggio, una sorta di gigantesca
galera a cielo aperto dove dominano, onnipresenti, chiese e sale da
gioco.Già, perché anche il vecchio bar dove magari di corsa prima di
andare a lavorare si scambiavano due parole è morto, trasformato in un
tetro luogo per disperati “grattatori” delle lotterie di stato o di
tiratori di slot orfani dei casinò.Come in un cesso, soli e di spalle al mondo, grattano….e perdono, sempre!
Eppure “giocano”, sempre di piu’, in barba e forse di conseguenza alla aumentata miseria materiale e morale che li avvolge.Già,
perché nell’Italia della crisi lo stato biscazziere incassa 72 miliardi
di euro l’anno ( record europeo! ), ed ogni italiano “gratta” per 1200
euro l’anno.Altro che socialità di quartiere e di condominio.
Solitudine
e voglia di “svoltare” magari “vincendo” una pensione a vita altrimenti
inarrivabile, provocano ovunque strappi al tessuto sociale ed a quello
dell’anima. Prima si atomizzano gli esseri umani, trasformando la
loro vita familiare, lavorativa e ricreativa in un carcere, poi si fa
finta di curarli perché si “ammalano”.
Di fronte a questa realtà, si
può dire che questo modello sociale, questo tipo di sviluppo provoca
continua ansia da “prestazione”, continua rincorsa ad “adeguarsi”, a non
perdere il ritmo?
E si può dire che questa “gara” continua con gli
altri, con noi stessi, questo continuo “metterci alla prova”, questa
vita che diventa una partita in cui devi sempre vincere, provoca
diffusamente, e di risulta, episodi di sconfitta, di sconforto, di lieve
( o impotante ) depressione per tutti?
E ancora, si può pensare che
il “male oscuro” non sia poi cosi’ tanto oscuro, ma che le sue
motivazioni ultime risiedano nel complesso dell’architettura etica e
sociale di questo sistema di cose e di vita?
L’individualizzazione
del “disturbo di vivere” diventa nelle attuali, interessate “cure di
riabilitazione”, l’individualizzazione del rimedio.
Un rimedio che
evidentemente non solo non funziona ma non può funzionare, perché forse
il “male” non è individuale, nè senza causa, cosi’ come non è
eliminabile nel campo di concentramento capitalistico.
Vogliamo dire
che il “male oscuro” è un male ineliminabile se non cambiando le
condizioni di vita complessivi degli esseri umani, e che solo la
rivoluzione sociale può produrre questa trasformazione?Certo, vogliamo dire anche questo, ma non solo questo.
Forse
è possibile trovare qualcosa da fare anche qui ed ora per superare il
nostro isolamento, per evadere dalla gabbia del lavoro o della
disoccupazione, della casa, della famiglia, della religione, degli usi e
delle consuetudini consolidate, dei luoghi comuni, dei ruoli
prestabiliti da altri.
Si può, anche qui ed ora, cambiare il corso
prescritto della nostra vita, riscoprendo la coalizione e l’azione
collettiva di classe, riuscendo a produrre e prodursi in una attività
volontaria, scoprendo nella lotta l’unica vera libertà non
commerciabile.
Forse questa è la soluzione non millenaristica del
“conflitto fra esistenza ed essenza, fra oggettivazione e affermazione
soggettiva, fra libertà e necessità, fra individuo e genere. E’ il
risolto enigma della storia”.
K.Marx-F.Engels Manoscritti economico-filosofici 1844
CONTRO IL LOGORIO DELLA VITA MODERNA
Lascia stare il cynar, le pasticche, gli dei e le slot
SCEGLI LA RIVOLUZIONE!
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