La settimana che sta per concludersi ha
segnato un inasprimento della repressione di Stato contro le lotte
“fuori dal coro” che dovrebbe essere oggetto di attenta valutazione e
seria riflessione.
Perquisizioni ed arresti di disoccupati
organizzati di Napoli ed Acerra, “colpevoli” di continuare a rivendicare
il loro diritto sacrosanto a non sprofondare ulteriormente nella
miseria, senza per questo dover confidare nelle solite, inutili e
ipocrite “promesse” delle istituzioni. I compagni stanno
“semplicemente”, negli ultimi mesi cercando di strappare con la lotta e
la mobilitazione il più elementare diritto umano: quello di vivere. Nel
napoletano tra l’altro, da mesi e mesi, la giusta lotta dei
cassintegrati Fiat scatena una automatica militarizzazione ai cancelli
di Pomigliano ad ogni iniziativa dei compagni, cosa che si è riprodotta
di recente per un “semplice” presidio e relativo volantinaggio.
A Roma si sta sviluppando da un po’ di
tempo a questa parte un “pericoloso” movimento di lotta per la casa, il
quale -anche in questo caso- cerca con la mobilitazione e
l’autorganizzazione di riappropiarsi degli spazi essenziali alla vita
umana: un tetto sotto cui abitare, riposare, socializzare, curare gli
affetti più cari. La polizia prontamente interviene, sgombrando le
occupazioni “abusive”, mettendo alcuni compagni e occupanti agli arresti
domiciliari, ed imponendo ad altri l’obbligo di firma…Il tutto dopo che
si erano consumate le vergognose sentenze sugli scontri del 15 ottobre.
Come se non bastasse, nelle logistiche
del nord, dopo cariche, arresti, fermi, fogli di via, pestaggi
malavitosi ai compagni più attivi, aventi il solo scopo di stroncare una
lotta che -seppur limitata ad un settore – fa già paura a tutti.. -
ecco rispolverare da parte della Questura di Piacenza una legge
“fascistissima” del 1931 contro un compagno del SI COBAS perché nella
mattina del 19.09.2013 “promuoveva una manifestazione del sindacato nei
pressi dello stabilimento TRACONF S.r.l. in assenza del preventivo
avviso da inviare almeno tre giorni prima al Questore di Piacenza”.
La “manifestazione” in questione era un normale sciopero per problemi aziendali, in primis l’estromissione di tre lavoratori iscritti al SI COBAS, di cui due dei tre delegati, lasciati a casa da settimane senza salario e senza alcuna motivazione. L’accusa sarebbe di “manifestazione non autorizzata”, dal momento che -secondo gli sbirri- la proclamazione di uno sciopero (tra l’altro dopo relativa dichiarazione dello “stato di agitazione”) viene “tranquillamente” equiparata ad un “reato”.
La “manifestazione” in questione era un normale sciopero per problemi aziendali, in primis l’estromissione di tre lavoratori iscritti al SI COBAS, di cui due dei tre delegati, lasciati a casa da settimane senza salario e senza alcuna motivazione. L’accusa sarebbe di “manifestazione non autorizzata”, dal momento che -secondo gli sbirri- la proclamazione di uno sciopero (tra l’altro dopo relativa dichiarazione dello “stato di agitazione”) viene “tranquillamente” equiparata ad un “reato”.
Dire allora che siamo in uno “Stato di polizia” non rende bene l’idea di cosa stia succedendo.
In altre epoche dello scontro sociale in
questo paese è stata usata la suddetta definizione. Ma oggi c’è
qualcosa di più e di peggio. Oggi la borghesia opera di “concerto” con
tutti i suoi strumenti di potere; proprio perché ci troviamo in una
situazione di crisi economica e sociale lunga, devastante, piena di
insidie per chi comanda. Insidie di “tenuta” del quadro politico e
istituzionale, tanto per usare i termini dei corifei del dominio
capitalistico. Dunque ciò che viene messa in atto è un’azione -spesso-
di “repressione preventiva” che ha come terminale il manganello ed il
carcere, ma che viene accuratamente preparata da tutto lo spettro dei
partiti e dei sindacati borghesi di ogni sfumatura.
Per questo occorre che la risposta
migliore alla repressione si tramuti nella perseveranza di lotta, nella
chiarezza di analisi e nella necessità di lavorare per l’unificazione
politica e organizzativa dei comunisti rivoluzionari: ciò non può essere
compito lasciato a un futuro indeterminato ma deve diventare un terreno
da porre già oggi all’ordine del giorno.
Proprio quando il potere borghese
inasprisce la sua vera natura di dominio di classe, quando sembra che si
affievoliscono gli spazi per l’azione diretta degli sfruttati, i
comunisti devono dimostrare di essere in grado di guardare avanti e di
non farsi piegare.
NON CI FAREMO PIEGARE!
UNITI SI VINCE!
Comunisti per l’Organizzazione di Classe
15/2/’14
fonte: Combat-coc.org
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